"Parlare oggi di acqua pubblica come se fosse una scoperta di campagna elettorale è un insulto alla memoria di chi, come me e tanti altri attivisti, ha combattuto per anni contro la privatizzazione strisciante e le manovre politiche che hanno trasformato enti pubblici come l'ex Eipli in società per azioni".
Così la consigliera indipendente della Regione Campania ed ex esponente del Movimento 5 Stelle Marì Muscarà, commentando le recenti dichiarazioni del candidato Roberto Fico.
"La verità - prosegue Muscarà - è che quando era Presidente della Camera e il suo partito al Governo, l'allora Movimento 5 Stelle non solo non fermò quelle trasformazioni, ma le rese possibili. Oggi invece si riscopre paladino dell'acqua pubblica: troppo facile ricordarsene a pochi mesi dalle elezioni, quando servono titoli e slogan".
La consigliera ricorda che la battaglia per la gestione pubblica dell'acqua "non è mai finita, ma è stata tradita da chi doveva difenderla". In Campania, la delibera che apre la porta a una gestione partecipata anche dai privati resta un precedente grave. Chi oggi si candida dovrebbe prima spiegare come intende cancellarla, non semplicemente cavalcare un tema che fa presa sui cittadini."
Poi l'affondo diretto al candidato e al sindaco di Napoli: "Fico si dimentica di chiedere al suo mentore, il sindaco Gaetano Manfredi, che fine farà ABC Napoli, visto che la recente delibera comunale avvia di fatto il settore verso percorsi di privatizzazione e speculazione. Senza dimenticare che è ormai prossima la scadenza dell'Azienda speciale pubblica voluta dai cittadini napoletani e dal sindaco Luigi de Magistris già nel 2012. È questa la continuità che vogliono difendere? Non vedo alcuna rottura con De Luca - dichiara Muscarà - anzi, mi sembra una perfetta continuità. Cambiano i volti ma non le logiche. Chi ha sostenuto per anni la narrazione del potere oggi si presenta come alternativa, ma resta nello stesso sistema. È un gioco vecchio, ei cittadini lo sanno bene.
L'acqua è un bene comune, non una bandiera da sventolare sotto elezioni. Serve, non marketing politico. Io continuo la mia battaglia per una Regione che difende davvero i diritti, non per chi li usa come slogan".