Paghe da fame, 500 euro per tre mesi di lavoro. Botte e minacce per chi si ribellava o chiedeva più sicurezza sul lavoro, anche dopo gli incidenti nei cantieri. E' il quadro ricostruito dalla Guardia di finanza in un'operazione coordinata dalla Procura di Biella ma che ha interessato altre parti d'Italia, tra cui la Campania.
Cinque le persone indagate, 19 le perquisizioni effettuate anche tra Napoli e Caserta. Le ipotesi di reato, a vario titolo, sono di sfruttamento di lavoratori stranieri, lesioni personali colpose aggravate dalla violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro e subappalto non autorizzato.
Circa 60 i militari della Guardia di Finanza impegnati nelle perquisizioni condotte in 19 diversi luoghi, tra abitazioni, sedi di imprese edili e cantieri pubblici di Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Campania, Basilicata e Calabria. L'indagine è partita dalla denuncia di un lavoratore maghrebino impiegato nella manutenzione della diga dell’Ingagna di Mongrando, nel biellese.
Dopo essere stato vittima di un grave incidente sul lavoro, con la subamputazione di un dito della mano durante l’utilizzo di un martello pneumatico, aveva deciso di rivolgersi alle Fiamme Gialle biellesi. L'operazione - ribattezzata "Stella Verde" - ha ricostruito un vero e proprio sistema di sfruttamento di manodopera straniera, quasi sempre persone in stato di bisogno e in possesso di permesso di soggiorno.
I lavoratori sarebbero stati costretti ad operare con turni prolungati ben oltre i limiti fissati dai contratti collettivi, senza poter fruire di pause, giorni di riposo e ferie adeguati, in condizioni igieniche precarie ed in mansioni pericolose senza la fornitura di idonee protezioni individuali, a fronte di retribuzioni arbitrarie. E per chi protestava scattavano minacce e violenze.