Forse è solo un capriccio della storia, o forse un segno del destino. Mentre da Bruxelles Ursula von der Leyen annuncia il nuovo Patto per il Mediterraneo, a Napoli i Dialoghi Mediterranei mettono nella stessa sala il ministro degli Esteri israeliano, Eli Sa’ar, e la sua omologa palestinese, Rula Shahin. La loro presenza, seppur separata, racconta di un clima diverso e di un lento, fragile ritorno al dialogo.
Napoli al centro del dialogo mediterraneo
L’edizione di quest’anno, ospitata al Palazzo Reale di Napoli, si è conclusa dopo tre giornate intense di incontri e riflessioni. Studiosi, diplomatici e rappresentanti istituzionali hanno discusso del ruolo dell’Italia come ponte naturale tra le sponde del Mediterraneo, sottolineando l’importanza di una cooperazione basata su sviluppo sostenibile, pace e responsabilità condivisa.
Le posizioni dei ministri israeliano e palestinese
Durante il suo intervento, il ministro israeliano Sa’ar ha denunciato che Hamas trattiene le salme di 19 ostaggi israeliani e ha dichiarato: “Io non conto su Hamas, io conto su Trump”, parole che hanno riacceso le tensioni nella regione.
Dall’altra parte, la ministra palestinese Shahin ha chiesto il riconoscimento della sovranità palestinese sul 22% della Palestina storica, ribadendo che la violenza genera altra violenza e che il futuro della regione passa dal rispetto dei diritti di entrambi i popoli e dalla creazione di due Stati che vivano in pace e sicurezza.
Il ruolo dell’Italia e nuovi aiuti umanitari
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, promotore del vertice, ha sottolineato l’impegno dell’Italia per la pace. Tra le iniziative annunciate: nuovi aiuti umanitari per i bambini provenienti da Gaza e la creazione di un corridoio universitario che ospiterà altri studenti palestinesi, promuovendo istruzione e cooperazione culturale.