La vicenda ha avuto inizio quando la donna, in cerca di lavoro, ha risposto a un annuncio pubblicato sui social: un posto da badante per un anziano. Si è recata presso l’abitazione dell’uomo, situata nel centro della città di Palagonia, per incontrare la persona da accudire e concordare le condizioni economiche. Arrivata sul posto, la donna ha subito notato che qualcosa non tornava: l’anziano mancava, e l’abitazione era in disordine, con numerose lattine di birra sparse. A quel punto l’uomo ha confessato che l’annuncio era un pretesto per incontrare donne e che non c’era alcuna assistenza da fare. Poi ha chiuso a chiave la porta, le ha tolto il cellulare e l’ha tenuta segregata per circa un mese, costringendola con violenze fisiche e psicologiche e sottraendole la libertà. Durante quel periodo, dice l’accusa, la donna è stata picchiata, schiaffeggiata, minacciata e costretta a bere birra contro la propria volontà per indebolirla e obbligarla a subire abusi.

Il messaggio d’aiuto e l’intervento

La svolta arriva quando l’uomo, uscendo per qualche minuto, dimentica di portare con sé il cellulare della vittima. Lei riesce a inviare un messaggio di aiuto a un’amica — poi lo cancella per evitare di essere scoperta. L’amica contatta quindi i carabinieri. I militari giungono all’abitazione e trovano l’uomo che tergiversa, dicendo di abitare con una convivente. In quel momento, la vittima si lancia tra le braccia dei militari implorando aiuto. Viene portata all’Ospedale di Caltagirone dove i medici riscontrano lesioni fisiche e psicologiche compatibili con violenza sessuale.

Il blitz dei carabinieri e le manette

Il 60 enne è stato arrestato in flagranza dai carabinieri della stazione di Palagonia, con l’accusa di sequestro di persona e violenza sessuale. L’arresto è stato convalidato dal gip del tribunale di Caltagirone e l’uomo è stato condotto presso la casa circondariale della stessa città. Le indagini proseguono per verificare se ci siano altre vittime o analoghe trappole legate a annunci di lavoro fasulli. Il fatto richiama l’attenzione su due fenomeni allarmanti e spesso interconnessi: da un lato la vulnerabilità di chi cerca lavoro, dall’altro la distorsione degli annunci online come strumento di adescamento e sfruttamento.
L’abuso di potere, la segregazione, la violenza sessuale e la sottrazione della libertà configurano un quadro grave di reato che va ben oltre lo sfruttamento lavorativo: si tratta di sequestro di persona, violenza e riduzione in schiavitù in alcune delle sue forme. Va sottolineato che la vittima — separata, madre di una bambina di 12 anni — ha avuto il coraggio di chiedere aiuto, ma è evidente come il controllo, la paura e la manipolazione abbiano giocato un ruolo centrale nel protrarsi dell’abuso. È emersa una storia d’orrore che parte da un annuncio di lavoro e si trasforma in un incubo di sequestro e violenza a Palagonia. L’arresto tempestivo dei carabinieri ha interrotto l’agonia della vittima, ma resta il monito per chiunque risponda a offerte troppo allettanti: la cautela, la verifica, la consapevolezza sono fondamentali. Le forze dell’ordine e i servizi sociali devono continuare a vigilare, in sinergia, contro queste forme subdole di violenza nascosta dietro la retorica del lavoro.