A Napoli cresce il movimento studentesco in sostegno al popolo palestinese.
Sono ormai oltre venti gli istituti scolastici occupati in città per chiedere un cessate il fuoco immediato e denunciare, come dicono gli studenti, “il genocidio a Gaza”.
Le occupazioni si moltiplicano di giorno in giorno: alcune scuole terminano la protesta, mentre altre iniziano un nuovo presidio, alimentando una rete solidale e politica diffusa tra i giovani napoletani.
Gli istituti coinvolti: una mappa delle occupazioni in città
Negli ultimi giorni si sono aggiunti l’Istituto d’Arte “Palizzi”, situato dietro Piazza Plebiscito, e il Liceo “Siani” ai Colli Aminei.
Entrambi si uniscono a scuole già impegnate da settimane come il “Pansini”, il “Casanova” e il “Santi Apostoli”, che hanno dato avvio alla protesta con assemblee, laboratori e momenti di confronto pubblico.
Secondo gli studenti, le occupazioni non sono solo atti di denuncia, ma spazi di formazione alternativa dove si discute di Palestina, femminismo, antimafia e diritti civili.
“Parliamo di Palestina, invitiamo palestinesi che vivono a Napoli e testimoni diretti del conflitto per raccontare cosa accade davvero” – spiegano i ragazzi.
La richiesta di sgombero e la risposta degli studenti
Nei giorni scorsi, la Città Metropolitana di Napoli, guidata dal sindaco Gaetano Manfredi, ha chiesto formalmente alla Prefettura e alla Questura di procedere con lo sgombero degli istituti occupati.
La motivazione ufficiale riguarda il rischio di ritardi nei lavori di ristrutturazione finanziati con i fondi del Pnrr, che potrebbero andare perduti se le occupazioni dovessero prolungarsi.
Gli studenti hanno replicato con fermezza, invitando le istituzioni ad ascoltare le loro ragioni invece di rispondere con misure di forza.
“Non stiamo distruggendo nulla. Stiamo costruendo spazi di confronto e consapevolezza. Vogliamo essere ascoltati, anche dal sindaco Manfredi”, affermano i rappresentanti delle occupazioni.
Un movimento in crescita: protesta e partecipazione
Le occupazioni di Napoli si inseriscono in un movimento nazionale di solidarietà con la Palestina, che coinvolge scuole e università in tutta Italia.
Gli studenti napoletani ribadiscono che la loro non è solo una protesta politica, ma una richiesta di dialogo su temi globali che riguardano i diritti umani, la libertà e la giustizia.
La voce degli studenti come segnale politico e culturale
Le occupazioni nelle scuole di Napoli rappresentano oggi uno dei simboli più forti dell’impegno giovanile in Italia.
Mentre le istituzioni parlano di sicurezza e fondi europei, i ragazzi chiedono ascolto e confronto.
Un messaggio chiaro che, dalle aule scolastiche, si rivolge direttamente al sindaco Manfredi e alla città intera:
“Ascoltateci. Non vogliamo solo protestare, ma partecipare.”