Reginaldo Carrino è nato a Salvador de Bahia, in Brasile, in una famiglia poverissima e numerosa. Cresciuto in un contesto di estrema precarietà, ha vissuto la fame fin da bambino, arrivando a cercare il cibo tra i rifiuti. La mancanza di alimentazione adeguata lo ha portato a gravi problemi di salute, tra cui una parassitosi intestinale. Il padre abbandonò la famiglia e la madre, sopraffatta dalle difficoltà, decise di affidare due dei suoi figli a una coppia napoletana, nella speranza di offrire loro una possibilità di salvezza. L’adozione segnò l’inizio di una nuova vita: in Italia, i due bambini furono curati, accolti con affetto e inseriti in un ambiente stabile e sereno.
Il peso del pregiudizio e la voglia di riscatto
L’arrivo a Napoli rappresentò una rinascita, ma anche una nuova sfida. Carrino dovette affrontare il peso del pregiudizio e del razzismo. Da ragazzo veniva spesso isolato dai coetanei e deriso per il colore della pelle. Anche da adulto, durante le prime esperienze lavorative nel settore della ristorazione, si trovò a essere sfruttato e umiliato. Nonostante tutto, non si arrese. La forza del carattere e la voglia di riscatto lo spinsero a cambiare strada. Trovò nella musica e nella cultura napoletana una nuova forma di appartenenza, un legame che gli avrebbe permesso di superare il dolore delle sue origini.
L’incontro con la musica di Nino D’Angelo
Arrivato in Italia, Carrino si innamorò della musica napoletana e in particolare delle canzoni di Nino D’Angelo, che lo emozionavano profondamente e gli davano forza. Da quell’ammirazione nacque l’idea di interpretarne le canzoni, un modo per esprimere la propria identità e costruire un ponte con la città che lo aveva accolto. Iniziò così a esibirsi nei locali, fino a essere notato dagli autori di Avanti un altro, che lo inserirono nel cast del celebre “minimondo” ideato da Paolo Bonolis e Luca Laurenti. La sua figura di “Nino Nero”, alter ego del cantautore napoletano, conquistò immediatamente il pubblico televisivo, che lo accolse con simpatia e affetto.
Dal razzismo all’abbraccio del pubblico
La popolarità televisiva gli ha permesso di ribaltare il dolore del passato. Oggi Carrino è riconosciuto e amato dal pubblico, soprattutto a Napoli, dove viene considerato parte integrante della comunità. L’imitazione di Nino D’Angelo, il “re di Napoli”, lo ha trasformato in un simbolo di integrazione.
La sua storia è diventata anche un messaggio di riscatto contro il bullismo e il razzismo. L’esperienza di discriminazione vissuta in gioventù gli ha insegnato il valore del rispetto e della solidarietà, e oggi invita i genitori e i giovani a combattere ogni forma di esclusione e derisione. Accanto a lui da oltre vent’anni c’è Daniela, la donna che lo ha sostenuto in ogni momento. Il loro legame si fonda sulla fiducia e sull’accettazione reciproca, simbolo di un amore che supera ogni barriera. Con lei, Carrino ha riscoperto il senso della stabilità affettiva e della gratitudine. Il suo sogno è costruire una famiglia con la compagna e poter riabbracciare un giorno i parenti rimasti in Brasile. Dopo tante difficoltà, considera l’amore il vero riscatto della sua vita e la prova che la diversità può diventare ricchezza quando è accolta con sincerità.