La presidente del Consiglio, nel corso di un confronto con l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha ribadito la scelta di coinvolgere il sistema bancario nel sostegno alle politiche sociali e di bilancio.
Meloni ha spiegato che mantenere i conti in equilibrio richiede risorse e che tali risorse devono provenire da chi, negli ultimi anni, ha tratto vantaggio dalle politiche economiche messe in campo dai governi italiani, inclusi quelli precedenti.
Ha ricordato che le banche hanno beneficiato dell’aumento del rating del Paese, della riduzione dello spread e delle garanzie pubbliche introdotte dal governo Conte per la rinegoziazione dei prestiti e per la gestione dei crediti del superbonus. In questo contesto, ha definito “ragionevole” chiedere un contributo straordinario di circa cinque miliardi su un totale di oltre quarantaquattro miliardi di utili realizzati dal settore bancario nel 2025.
Secondo la premier, si tratta di una misura di responsabilità che permetterà di finanziare interventi a favore delle fasce più deboli della popolazione senza compromettere la stabilità finanziaria.
L’attacco di Riccardo Magi: “Una contromanovra che smentisce tutte le promesse”
Dall’opposizione è arrivata la replica di Riccardo Magi, segretario di +Europa, che ha definito la legge di bilancio “un fallimento totale”. Secondo Magi, la manovra avrebbe fatto emergere le profonde divisioni e le contraddizioni interne alla coalizione di governo, rivelando la distanza tra le promesse elettorali e le scelte effettive dell’esecutivo.
Il leader di +Europa ha sottolineato come il governo non abbia dato seguito a nessuna delle misure simbolo del centrodestra: né il taglio delle accise sui carburanti, né l’abolizione della legge Fornero, né il bonus di mille euro promesso durante la campagna elettorale. Ha aggiunto che la maggioranza avrebbe preferito distribuire risorse in modo frammentario e a fini elettorali, senza alcuna strategia per la crescita economica, il sostegno alle famiglie o la natalità. Anche il comparto sicurezza, secondo Magi, non avrebbe ricevuto i fondi necessari, a conferma del carattere disorganico della manovra.
Le tensioni nella maggioranza
Magi ha poi puntato il dito contro i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, accusandoli di incoerenza e di scarsa consapevolezza delle misure approvate. Secondo l’esponente di +Europa, i due leader avrebbero approvato il testo in Consiglio dei ministri per poi criticarne pubblicamente i contenuti, segno di una frattura politica profonda all’interno della maggioranza. L’opposizione sostiene che la gestione della legge di bilancio sia stata accentrata nelle mani della premier e del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, con un processo decisionale poco condiviso e privo di un vero confronto interno.
Magi parla di un “teatrino politico” che metterebbe a rischio la credibilità del governo, evidenziando l’assenza di una linea economica coerente e di una visione comune tra i principali alleati di maggioranza.
Un equilibrio politico sempre più fragile
La legge di bilancio 2026, ancora in fase di discussione, si conferma dunque come uno dei terreni più delicati per il governo Meloni. Da un lato, la premier tenta di conciliare rigore contabile e sostegno sociale attraverso un prelievo mirato sui profitti bancari; dall’altro, crescono le critiche per la mancanza di misure strutturali e per la gestione solitaria della manovra. Le prossime settimane saranno decisive per capire se la maggioranza riuscirà a mantenere la compattezza necessaria in Parlamento o se le divergenze interne, emerse con forza, apriranno un nuovo fronte di crisi politica.