Napoli

Il 10 ottobre scorso, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), Stefano Carmine De Michele, ha inviato ai direttori delle carceri italiane una nota sulle misure di coordinamento per prevenire eventi critici negli istituti penitenziari. La comunicazione interviene in un contesto complesso, caratterizzato da autolesionismo, proteste, scioperi della fame e della sete tra i detenuti, spesso dovuti a disfunzioni interne e difficoltà logistiche nei trasferimenti per visite mediche.

Su questa nota è intervenuto il Garante campano dei detenuti e Portavoce della Conferenza Nazionale dei Garanti, Samuele Ciambriello, denunciando un’invasione di competenze del DAP nella gestione sanitaria e ribadendo l’importanza del diritto fondamentale alla salute previsto dall’art. 32 della Costituzione.

Le parole di Ciambriello

Ciambriello ha sottolineato come, se da un lato la nota del DAP riconosce il diritto dei detenuti a ricevere informazioni chiare sui propri diritti fondamentali, dall’altro la parte relativa alla sanità rappresenta un intervento improprio dell’amministrazione penitenziaria. In particolare, la nota raccomanda di circoscrivere i trasferimenti esterni ai soli casi indifferibili e documentati, riducendo i cosiddetti “pendolarismi ospedalieri”.

Secondo Ciambriello, questo linguaggio e questi criteri di valutazione:

Ledono il diritto alla salute dei detenuti;

Offendono la dignità dei pazienti e degli operatori sanitari;

Accentrano poteri del DAP in materie non proprie, come la gestione delle cure sanitarie.

Le criticità della sanità penitenziaria

Il Garante evidenzia come quotidianamente saltino visite specialistiche e ricoveri in tutti i 190 istituti italiani. La gestione interna della sanità penitenziaria, secondo Ciambriello, deve valorizzare le risorse locali e garantire continuità delle cure, senza che il DAP decida arbitrariamente quando un detenuto può accedere a servizi ospedalieri.