L’uragano Melissa, una delle tempeste più violente mai registrate in questa stagione, sta per colpire la costa caraibica della Giamaica con impatti potenzialmente devastanti. Gli esperti parlano di venti che potrebbero toccare i 300 chilometri orari, una forza capace di sradicare alberi, distruggere case e mettere in ginocchio l’intera infrastruttura dell’isola.
Secondo le autorità locali e i centri meteorologici internazionali, Melissa ha già causato almeno sette vittime durante il suo percorso nell’Atlantico, e ora si dirige minacciosamente verso Kingston e le principali città giamaicane. Le immagini satellitari e le riprese dei «cacciatori di uragani» mostrano lampi nell’occhio della tempesta e scene spettacolari ma tragiche che ricordano la fragilità dei territori caraibici di fronte alla furia della natura.
Le stime parlano di 1,5 milioni di persone coinvolte: intere comunità costiere evacuate, scuole e centri pubblici convertiti in rifugi di fortuna, voli e collegamenti bloccati. Il governo giamaicano ha richiesto l’intervento della protezione civile internazionale e raccomanda a tutti di seguire con attenzione i bollettini meteo e di collaborare con le squadre di soccorso. L’impatto è atteso nella mattinata locale, ma i primi effetti si fanno già sentire nelle strade di Kingston, tra blackout e forti acquazzoni.
In queste ore si rilanciano i valori della solidarietà e della resilienza: la Giamaica, nota per la sua vitalità culturale e il calore dei suoi abitanti, si prepara con dignità e coraggio ad affrontare Melissa, nella speranza di limitare le perdite e la sofferenza. Nel frattempo, l’allerta si estende anche alle isole vicine: Melissa potrebbe lasciare una scia di distruzione su tutto il bacino centroamericano. La comunità internazionale guarda con apprensione, pronta a mobilitarsi per l’emergenza umanitaria che rischia di concretizzarsi.