Costruiti per far fronte all'emergenza del post terremoto del 1980, diventati alloggi stabili per centinaia di famiglie. I prefabbricati pesanti restano in piedi in alcune zone del capoluogo, restando simbolo della devastazione del sisma. In alcuni quartieri sono stati abbattuti e hanno fatto spazio a nuove case, in altri sono stati completamente bonificati dall'amianto e riqualificati, assicurando maggiore dignità e decoro agli inquilini. Ma in altri rioni i prefabbricati pesanti del post terremoto restano in piedi e la rabbia di chi ci vive è tanta. La promessa di una nuova casa attraversa gli ultimi 45 anni a via Nicolodi, dove al civico 8, sono tante le segnalazioni di degrado, abbandono, verde incolto e cedimenti. "Ci hanno chiuso qui come animali e si sono letteralmente dimenticati di noi - racconta il signor Antonio -. Siamo tutte persone perbene, che cercano di impegnarsi per sistemare palazzi, aree comuni, ma si tratta di case zeppe di amianto, costruite per durare pochi anni, e invece siamo ancora qui". La rabbia è tanta tra chi vive nei prefabbricati pesanti. La scossa di terremoto di sabato sera ha riacceso la paura. "Tremava tutto - spiega Antonio Merlino -. Ci siamo precipitati in strada. Continuiamo a fissare crepe, crolli di intonaci e cedimenti che si sono verificati in questi anni e invochiamo una messa in sicurezza. Tra Comune e l'Acer continuano ad assistere ad un grottesco rimpallo delle responsabilità. Eppure qui ci vivono centinaia di famiglie, costrette a fare i conti con degrado, amianto e abbandono". Negli alloggi i residenti convivono con i disagi di tubature e servizi ammalorati. "Siamo arrivati al limite - spiega una giovanissima -. Non possiamo vivere così, in queste condizioni".
"Noi dimenticati da tutti tra amianto, crepe nei muri e paura"
Avellino, la protesta dei residenti degli alloggi popolari di via Nicolodi
Simonetta Ieppariello
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