Capaccio

L'incidente risale allo scorso 26 maggio, quando Pasquale Di Luccio si ribaltò col trattore mentre lavorava in un terreno in località "Feudo" di Capaccio Paestum, finendo schiacciato  in un fosso canale.

A distanza di cinque mesi il 55enne  - ricoverato all'ospedale "San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona" di Salerno - è deceduto.

Federacma, la Federazione Confcommercio delle associazioni nazionali dei servizi e commercio macchine agricole, operatrici e da giardinaggio, esprime profondo cordoglio alla famiglia della vittima e rilancia l’allarme: in Campania, da giugno a oggi, sono già quattro i decessi causati dal ribaltamento di mezzi agricoli.

“Questa non è una tragica eccezione – afferma Andrea Borio, presidente di Federacma –. In soli cinque mesi, la Campania ha contato quattro vittime: il 12 giugno a Cautano (BN), il 10 luglio a Teano (CE), il 23 luglio a Ottati (SA), e ora questo nuovo lutto a Capaccio. Non possiamo più parlare di fatalità: siamo di fronte a una strage silenziosa che può essere fermata solo con controlli, prevenzione e manutenzione”.

Secondo i dati Inail, ogni anno in Italia circa 100 persone muoiono per incidenti legati ai mezzi agricoli, con il ribaltamento del trattore come prima causa. La revisione obbligatoria, prevista da un decreto interministeriale del 2015, resta ancora inapplicata per l’assenza del decreto attuativo, fanno sapere dall'associazione di categoria.

“Non possiamo accettare che i mezzi circolino ancora privi di rollbar, cinture di sicurezza o impianti frenanti efficienti – prosegue Borio –. Ogni incidente, ogni ribaltamento, ogni morte è la conseguenza diretta di un sistema che non funziona. L’età della vittima non conta: giovani o anziani, esperti o inesperti, nessuno è al sicuro senza mezzi controllati”.

Federacma chiede con forza al Governo di sbloccare l’iter normativo e si dichiara pronta a collaborare con le istituzioni per attivare una rete diffusa di controlli, formazione e assistenza tecnica.

“È ora che la politica prenda atto di ciò che accade ogni settimana nei campi italiani – conclude Borio –. Finché non sarà attuata la revisione obbligatoria, continueremo a contare vittime. Ma ogni giorno che passa senza interventi è una scelta: quella di non salvare chi invece poteva vivere”.