La nave Mediterranea, nuova unità della flotta civile di Mediterranea Saving Humans, ha portato in salvo 65 persone — tra cui 20 minori — nel Mediterraneo centrale, in due operazioni di soccorso avvenute domenica 2 novembre in acque internazionali. I migranti erano a bordo di una barca in vetroresina e di un gommone sovraffollato, entrambi partiti da Zuara, a ovest di Tripoli: «Abbiamo fatto quello che dovevamo fare, eravamo dove dovevamo essere. Abbiamo evitato un ulteriore respingimento», ha dichiarato la capo missione Sheila Melosu.
Le due operazioni di salvataggio
Alle 9:22 del mattino, l’equipaggio ha avvistato la prima imbarcazione con 37 persone a bordo. Poco dopo, alle 12:45, un secondo segnale ha portato al ritrovamento di un gommone in grave difficoltà con altre 28 persone. «Quando hanno capito che non eravamo la cosiddetta guardia costiera libica ma soccorritori italiani, hanno urlato di gioia», racconta Iasonas Apostopoulos, coordinatore delle operazioni di salvataggio. «Gridavano We love Italy, alzando le mani in segno di vittoria». Molti dei naufraghi non avevano giubbotti di salvataggio, solo camere d’aria. Tra loro tre donne, una delle quali incinta di quattro mesi, e numerosi minori non accompagnati.
La notte di tensione
Durante la notte, la nave della Ong è stata accerchiata da quattro motovedette libiche che hanno eseguito manovre pericolose. Gli uomini a bordo, con il volto coperto, non hanno risposto ai messaggi radio. La nave ha mantenuto la posizione fino all’alba, quando i miliziani si sono allontanati. Molti dei migranti hanno raccontato di essere stati detenuti e torturati in Libia, alcuni rinchiusi sottoterra con centinaia di altre persone. Uno dei ragazzi soccorsi era al terzo tentativo di attraversare il mare: nelle due precedenti occasioni era stato intercettato e riportato nei centri di detenzione. Appena saliti a bordo, la prima richiesta è stata quella di avvisare le famiglie: «Italy?», hanno chiesto più volte, cercando conferma di essere finalmente diretti verso nord e non verso i lager libici.
Un mare di nazioni
Le persone soccorse provengono da Bangladesh, Egitto, Pakistan, Siria, Iran, Iraq, Somalia, Sudan, Sud Sudan ed Eritrea.
A bordo della Mediterranea, tra naufraghi ed equipaggio, si contano 19 nazionalità diverse. «Basta uno sguardo per capirsi», dice ancora Melosu. «Tutti abbiamo sogni e voglia di lottare: chi per un futuro migliore, chi per contrastare politiche che ogni giorno causano morti in mare. E proprio oggi si rinnova, di fatto, il memorandum con la Libia».
Contesto:
L’operazione arriva a pochi giorni da nuovi episodi di tensione in mare: la nave Ocean Viking di SOS Méditerranée era stata attaccata da motovedette libiche dopo due salvataggi, senza che la Marina italiana intervenisse.
Il tema dei respingimenti e della cooperazione con la Libia resta al centro del dibattito europeo sulla gestione dei flussi migratori.