Da quando la galleria Gleis 4 ha inaugurato la mostra “Saint or Sinner”, nel cuore del quartiere culturale Basler Kunstmeile, la città è diventata il centro di una controversia internazionale. La scultura raffigura Donald Trump vestito con la tipica tuta arancione dei detenuti americani, fissato su una croce bianca e imbottita, in una posa che richiama tanto la crocefissione di Cristo quanto l’immobilità dei condannati a morte durante l’iniezione letale. L’artista Mason Storm, già noto per opere di denuncia sociale e satira politica, ha dichiarato di voler spingere il pubblico a interrogarsi su come la società costruisce e distrugge i propri idoli.
L’artista e il messaggio
Mason Storm, 54 anni, britannico, è una figura controversa della scena artistica europea. Le sue opere, spesso firmate in anonimato, oscillano tra street art e iperrealismo. Con “Saint or Sinner”, spiega di aver voluto rappresentare “l’ambiguità morale del potere” e il confine sottile tra condanna e venerazione pubblica. “Trump è stato dipinto come un salvatore dai suoi sostenitori e come un criminale dai suoi oppositori – ha affermato Storm –. L’immagine della croce non è una bestemmia, ma un simbolo di giudizio universale: chi è davvero il peccatore, chi il santo?”.
Reazioni tra scandalo e curiosità
L’opera avrebbe dovuto essere collocata inizialmente all’interno della stazione centrale di Basilea, ma la direzione ferroviaria ha rifiutato l’installazione per motivi di sicurezza, temendo eccessivo afflusso di visitatori e possibili proteste. Spostata nella vicina galleria Gleis 4, la scultura ha richiamato centinaia di persone già nelle prime ore dall’apertura. Molti passanti si fermano per fotografarla, altri scuotono la testa. C’è chi la definisce “una provocazione necessaria” e chi la considera “una mancanza di rispetto verso la fede cristiana”. Tra i visitatori, un uomo anziano commenta: “Non sono un fan di Trump, ma nemmeno della crocefissione come spettacolo. Però, almeno qui, nessuno censura. È questo il segno della democrazia”.
L’impatto mediatico e il valore simbolico
La mostra ha fatto il giro del mondo attraverso i social e i media internazionali. L’immagine del “Trump crocifisso” è diventata virale in poche ore, scatenando reazioni polarizzate. C’è chi la interpreta come una denuncia del sistema giudiziario americano, che ha trasformato il processo a Trump in un evento mediatico globale, e chi la legge come una riflessione più ampia sulla deificazione dei leader politici contemporanei. La croce bianca e imbottita, spiega Storm, “rappresenta la società moderna: un patibolo confortevole, dove il potere viene giudicato e assolto a seconda del pubblico che guarda”.
Tra arte e libertà d’espressione
Le autorità locali non hanno imposto restrizioni alla mostra, ribadendo il principio della libertà artistica garantito dalla Costituzione svizzera. Tuttavia, la polizia ha rafforzato la sorveglianza intorno alla galleria dopo l’arrivo di alcune segnalazioni di minacce online. Nessun episodio di violenza è stato registrato, ma la tensione rimane alta. “L’arte deve poter disturbare”, ha dichiarato il curatore della mostra, Thomas Bieri. “Questa scultura non invita all’odio, ma alla riflessione. E Basilea, con la sua tradizione di libertà culturale, è il luogo giusto per ospitarla.”
Le prospettive della mostra
Secondo le informazioni diffuse dalla galleria, “Saint or Sinner” resterà esposta per tutto il mese di novembre, con ingresso gratuito ma controllato. L’opera, già acquistata da un collezionista privato europeo, sarà poi trasferita in una collezione museale all’estero. Intanto, l’artista ha annunciato di voler proseguire con una serie di installazioni dedicate ai “nuovi santi del potere”, figure contemporanee che incarnano il dualismo tra idolatria e condanna pubblica.