Caserta

Il gip del tribunale di Napoli, Anna Tirone, ha condannato a 5 anni e mezzo di carcere il settantenne Clemente Massaro, ritenuto capo dell’omonimo clan camorristico attivo nell’area est del Casertano, in particolare nei comuni di Maddaloni, Cervino, Santa Maria a Vico e San Felice a Cancello.
La sentenza è arrivata al termine di un processo con rito abbreviato. Il boss era accusato di estorsione aggravata ai danni di un’impresa edile impegnata nella costruzione di un campus scolastico a Santa Maria a Vico, per un appalto pubblico del valore di circa 4 milioni di euro.

Assolta e scarcerata la compagna del boss

Nel procedimento era imputata anche Antonietta Sgambato, 64 anni, compagna di Massaro. La donna è stata assolta e il giudice ha disposto la sua immediata scarcerazione.
La DDA di Napoli aveva chiesto pene molto più severe: 12 anni di reclusione per Massaro e 10 anni per la Sgambato. Entrambi erano difesi dagli avvocati Orlando Sgambati, Valerio Stravino e Alberto Martucci.

L’inchiesta e le prove video

Secondo l’accusa, i due si sarebbero presentati più volte al cantiere per chiedere una percentuale del 2-3% sull’importo complessivo dei lavori, riuscendo anche a incassare una prima tranche di denaro nel febbraio 2025.
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, si sono basate su telecamere di videosorveglianza che avrebbero ripreso il boss, conosciuto come “’o pecuraro”, e la compagna, detta “’a sparatora”, mentre prendevano i soldi e li nascondevano.
Il gip, tuttavia, ha ritenuto solo in parte credibile la ricostruzione accusatoria, emettendo la condanna solo per Massaro.

Chi è Clemente Massaro

Clemente Massaro è un nome noto alle cronache giudiziarie campane. Già in passato era stato collaboratore di giustizia, salvo poi essere accusato di essere tornato a gestire affari e contatti del clan nell’area del Casertano.
Con la sentenza di oggi, il tribunale di Napoli conferma la sua responsabilità per estorsione, ma riduce sensibilmente la pena rispetto alle richieste della Procura.