Salerno

Una dinastia finita in estate. Prima l'addio di papà Luca alla Salernitana Primavera, poi il contratto non rinnovato al giovanissimo Gerardo. I titoli di coda sulla storia della famiglia Fusco con la Bersagliera bruciano ancora e fanno discutere. Soprattutto guardando il rendimento del giovanissimo attaccante con la maglia della Cavese. Due gol in dieci presenze, pesantissimi entrambi con l'Audace Cerignola e con il Potenza. A Sky Sport Insider l'attaccante ha raccontato l'epilogo della sua storia con i metelliani: “Il mio cognome fa tanto. Lo so. Soprattutto per quello che mio papà (Luca, storico difensore della Salernitana con più di 200 partite in granata, ndr) ha fatto a Salerno. Mi ha sempre consigliato molto. Come è stato averlo come allenatore? . E quando dovevo parlargli da capitano, per il gruppo, non ho mai avuto problemi a farlo. Sempre nel rispetto dei ruoli. Ma l’educazione sta proprio qui: papà mi ha insegnato molto bene come comportarmi, mi ha dato dei consigli preziosi e continua a darmeli. Cerco sempre di averlo come esempio di professionalità, umiltà, punto di riferimento come ogni genitore. Se sono la persona che sono, è anche grazie a lui e mi ritengo ancora più fortunato perché conosce la carriera che sto cercando di intraprendere".

Il debutto con la Salernitana

Nel racconto di Gerardo Fusco c'è anche il debutto tra i professionisti: "Ricordo la convocazione: ero al bar con i miei amici e mi sono ritrovato un messaggio in cui mi veniva detto di correre in albergo per il ritiro. L’esordio è stato incredibile, anche se è coinciso con un momento molto negativo per la squadra, che era quasi aritmeticamente retrocessa: lo speaker dell’Arechi pronunciò il mio nome anche con una certa enfasi, vista la storia di papà. Io entrai in campo e quasi mi misi a ridere”. Poi l'addio doloroso: "E' stata la prima decisione subita e non presa. Tagliare quel cordone è stato un bene". 

L'esperienza alla Cavese

Ora il nuovo corso con i metelliani: "L'importante è stato farmi trovare pronto. Con mister Prosperi ho un bel rapporto. Sono un attaccante, vivo per segnare. Ma sarei stato il giocatore più felice del mondo se avessi saputo che anche senza gol, la Cavese sarebbe uscita da un momento difficile”.