La Campania si prepara a eleggere il nuovo Presidente della Giunta Regionale e i 50 membri del Consiglio nei giorni 23 e 24 novembre. Ma la vera sfida che incombe sull'urna non è tra i candidati Roberto Fico (Centrosinistra/M5S) ed Edmondo Cirielli (Centrodestra), quanto l'ombra silente e sempre più ingombrante dell'astensionismo.
Con stime preoccupanti, come il sondaggio Ipsos che indica un potenziale astensionismo intorno al 64%, la tornata elettorale in Campania si configura come il vero "campo di battaglia nazionale", dove l'assenza alle urne rischia di essere il fattore più decisivo di qualsiasi programma politico.
I Contendenti e la Necessità di Ricucire
Il clima politico è quello di una corsa testa a testa, con Cirielli (Viceministro agli Esteri) che tenta la rimonta sul fronte guidato da Fico dato in vantaggio. L’obiettivo primario di entrambi, tuttavia, non è convincere gli oppositori, ma mobilitare la propria base e, soprattutto, ricucire lo strappo con gli indecisi e i disillusi.
Il voto in Campania, specialmente a Napoli e provincia, è profondamente segnato dalla disillusione. L’affluenza, già ferma al 55,4% nelle Regionali del 2020 (rispetto all’oltre 85% del 1970), rischia un ulteriore crollo. Qui non bastano gli endorsement o le apparizioni televisive; serve una "promessa di cambiamento percepita come reale".
Questo appuntamento democratico non è quindi un mero test elettorale, ma un referendum implicito sulla capacità della politica di tornare a parlare ai cittadini. L'astensionismo agisce come giudice, non come pubblico, mettendo in discussione la legittimità stessa del prossimo governo regionale. Come ricordato dalla riflessione costituzionale, il rischio è quello di scivolare nell’elezionismo, un rito democratico svuotato di vera partecipazione.
L'Incognita Voto Disgiunto e i Rischi di Instabilità
Oltre al fantasma dell'astensionismo, le Regionali campane presentano un secondo elemento di incertezza: l’uso strategico del voto disgiunto.La legge elettorale regionale è semplice – vince il candidato Presidente che ottiene più voti, senza necessità di quorum o ballottaggio – ma permette grande libertà:
a) Voto al solo candidato Presidente.
b) Voto alla sola lista (si estende automaticamente al Presidente collegato).
c) Voto disgiunto: si sceglie un candidato Presidente e, contemporaneamente, una lista a lui non collegata.
Questo meccanismo introduce il rischio di un "ribaltone" istituzionale: un Presidente eletto con voti personali potrebbe non vedersi garantita una maggioranza stabile in Consiglio Regionale, dove i seggi sono distribuiti tra le cinque province (27 a Napoli, 9 a Salerno, 8 a Caserta, 4 ad Avellino e 2 a Benevento). Il voto disgiunto può essere un'arma per punire o premiare liste specifiche, portando a maggioranze consiliari frammentate o inaspettate e complicando l’attribuzione del premio di maggioranza.
Dallo Slogan ai Social: la Nuova Comunicazione Politica
A complicare il quadro è anche la rapida evoluzione della comunicazione politica. La campagna elettorale oggi è influenzata pesantemente da piattaforme come TikTok e Instagram, dove i contenuti virali, gli slogan e le challenge rischiano di svuotare la profondità del dibattito a favore della visibilità. Questo nuovo modello penalizza i candidati più tradizionali, spesso distanti dai codici digitali, e alimenta la disaffezione tra gli elettori in cerca di serietà e competenza. La polarizzazione della campagna, dove la forma prevale sui contenuti concreti, contribuisce al senso di distacco e alla delusione che spinge all'astensione.
In conclusione, le elezioni in Campania sono un test cruciale non solo per la governance regionale, ma per la salute della democrazia. La vera emergenza resta il distacco tra politica e cittadini: se la politica non tornerà ad essere "servizio, non ambizione. Progetto, non slogan", come auspicava Pertini, il vincitore finale sarà ancora una volta il silenzio.