Il piano statunitense, scritto in 28 articoli, riprende l’iniziativa promossa dagli USA per una soluzione negoziata alla guerra in Ucraina. Tra i punti chiave spiccano: la riconferma della sovranità ucraina, un accordo di non-aggressione tra Russia e Ucraina con la mediazione della NATO, il divieto per l’Ucraina di entrare nell’alleanza atlantica, il controllo del numero delle forze armate ucraine (fissato a 600.000 unità) e il riconoscimento implicito di alcune aree occupate come “de facto russe”. La proposta prevede anche che i beni congelati russi vengano investiti sotto guida statunitense nella ricostruzione ucraina. Il risultato: gli Stati Uniti intendono assumersi il merito dell’accordo e relegare Europa e Ucraina a ruoli secondari o subordinati.

La contro-proposta europea

In reazione, gli Stati europei — in particolare il trio Francia-Germania-Regno Unito — presentano un documento che prende come base il piano Usa ma lo riscrive articoli per articolo. Le modifiche più rilevanti includono una forte riaffermazione della sovranità ucraina (“La sovranità ucraina da riconfermare”). In contrapposizione al limite di 600.000 soldati imposto dal piano Usa, il testo europeo alza la soglia a 800.000 in tempo di pace. Per quanto riguarda i territori contesi, il negoziato europeo parte “dalla Linea di Contatto” e non dal riconoscimento implicito di aree come russe. Sul fronte delle garanzie di sicurezza, la proposta europea richiede un impegno statunitense simile all’articolo 5 della NATO senza che l’Ucraina entri formalmente nell’Alleanza. Infine, l’Europa chiede che i beni russi congelati rimangano tali fino a quando Mosca non risarcisce i danni all’Ucraina, contrastando l’orientamento statunitense. In definitiva, il piano europeo vuole garantire all’Ucraina margini più ampi di manovra e protezione, e un coinvolgimento maggiore dell’Europa nella definizione e sorveglianza dell’accordo.

La distanza transatlantica e le implicazioni per l’Italia

Le due proposte rivelano una crescente divergenza nella strategia tra Europa e Stati Uniti nei confronti della guerra in Ucraina. L’Italia, come membro dell’Unione e della NATO, si trova dunque davanti a un bivio: sostenere pienamente la leadership statunitense o rafforzare una posizione europea più autonoma.
Se prevalesse la visione Usa, l’Europa rischierebbe di avere un ruolo passivo nella definizione del contesto di pace, con ripercussioni sulla credibilità diplomatica e su scelte strategiche future. Se invece prevalesse quella europea, l’Italia avrebbe un ruolo più attivo nella costruzione delle garanzie per Kiev e nella definizione del nuovo ordine di sicurezza eurasiatico. In entrambi i casi, resta aperta la questione della coesione interna all’Europa: la proposta europea richiede un impegno comune, una visione condivisa e una capacità diplomatica e militare rafforzata.

La fase negoziale a Ginevra

Le trattative a Ginevra rappresentano il banco di prova. Le domande chiave sono: il documento europeo sarà integrato nel testo finale o marginalizzato? L’Ucraina avrà forza negoziale sufficiente o sarà costretta a scegliere tra aderire al piano Usa o continuare il conflitto? Quale ruolo verrà riconosciuto alla Russia nell’attuazione dell’accordo? Fonti segnalano che gli Stati Uniti sono già pronti a modificare il loro piano dopo le analisi critiche europee. Nel frattempo, il documento europeo è stato formalmente presentato, segnando una sfida aperta nella diplomazia transatlantica. La costruzione della pace in Ucraina si gioca oggi su due tavoli paralleli: uno guidato dagli Stati Uniti e uno dall’Europa. Il piano europeo non è una semplice variazione del modello statunitense, ma rappresenta un’alternativa di sistema — che mette al centro la sovranità ucraina, una maggiore partecipazione europea e garanzie di sicurezza più robuste. Per l’Italia e per l’intera Unione, è l’occasione per ridefinire ruolo, ambizione e responsabilità. Nel giorno in cui verrà firmato un accordo, si capirà anche chi ha effettivamente tracciato la linea della pace.