Questa mattina a Ciriè, in provincia di Torino, uno zio ha rinvenuto la neonata con la testa immersa nell’acqua del water all’interno dell’abitazione familiare. Accanto a lei si trovava la madre, che aveva appena partorito da sola in casa e presentava una copiosa perdita di sangue. L’intervento dell’ambulanza e l’allarme al 112 hanno portato al trasferimento immediato di madre e figlia presso l’ospedale di Ciriè. La neonata è viva, ma le condizioni richiedono accertamenti approfonditi: i medici del reparto di Neonatologia dell’ospedale si stanno occupando di verificare eventuali lesioni dovute all’evento. La madre, anch’essa in ospedale, si trova in osservazione per l’emorragia post-parto. La Procura della Repubblica di Ivrea ha avviato un fascicolo con l’ipotesi di tentato infanticidio e l’indagine è affidata ai carabinieri della Tenenza di Ciriè coordinati dal pubblico ministero di turno. Secondo quanto risulta, la madre era già seguita dai servizi psichiatrici e sociali e non avrebbe accettato la gravidanza; la famiglia pare non fosse a conoscenza dello stato di gravidanza. 

Le riflessioni sull’emergenza nascita e salute mentale

Il fatto solleva questioni complesse sul fronte della salute mentale, del supporto sociale e della prevenzione. Il parto solitario in casa, senza assistenza sanitaria, e la condizione della madre, già seguita dai servizi, indicano un fallimento potenziale delle reti di sostegno. È essenziale indagare non solo sull’azione penale, ma anche sugli strumenti di prevenzione attivati in situazioni di gravidanze “invisibili” o non volute. Un episodio gravissimo che per fortuna non ha avuto esito letale: la neonata è viva, la madre è in cura, ma il percorso che attende entrambe è lungo, sia sul piano della salute che su quello psicologico e sociale. Le indagini chiariranno la dinamica e le responsabilità penali, mentre parallelamente è urgente attivare supporti adeguati per la madre e garantire la protezione della bambina.