Nelle ultime settimane, alcuni minori hanno commesso reati estremamente gravi, tra cui omicidi, tentati omicidi, violenze sessuali e atti persecutori, con un picco di episodi in Campania.
L’ultimo caso riguarda un quindicenne a Napoli, accusato di omicidio aggravato, confermando una tendenza preoccupante che coinvolge sempre più giovani.
“Nel dettaglio, dall’inizio dell’anno in Italia i minori accusati di omicidi volontari consumati sono stati 14, di cui 12 italiani e 2 stranieri, mentre per gli omicidi volontari tentati il numero sale a 52 minori, 38 italiani e 13 stranieri.
La violenza sessuale ha coinvolto 28 minori, 15 italiani e 13 stranieri, mentre gli atti persecutori riguardano 31 minori, di cui 21 italiani e 10 stranieri. Per quanto riguarda il possesso di armi, sono coinvolti 100 minori, 99 italiani e 1 straniero. 9 minori* sono stati accusati di associazione a delinquere, di cui 1 italiano e 8 stranieri, mentre 7 minori* italiani risultano coinvolti in associazioni di tipo mafioso.
I dati più recenti, ci mostrano anche un aumento dei minori detenuti: in Italia sono 579, di cui 328 italiani e 251 stranieri, con 105 in Campania, suddivisi tra 79 a Nisida e 26 ad Airola. Parallelamente, cresce il numero dei minori affidati ai servizi sociali o presenti nelle comunità, evidenziando l’urgenza di interventi più incisivi, mirati alla prevenzione e alla rieducazione. Inoltre, una volta entrati in carcere o nelle comunità questi adolescenti devono essere aiutati a cambiare o devono solo pagare?”
Così Samuele Ciambriello, Garante campano dei detenuti privati della libertà, ha recentemente richiamato l’attenzione sulle criticità del sistema minorile, sottolineando l’urgenza di garantire protezione, tutela e percorsi educativi adeguati per i ragazzi coinvolti.
Il Garante campano comunica e interpreta i dati risalenti al 15 novembre e resi pubblici del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità.
Le comunità, i servizi sociali e gli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni restano spesso sovraccarichi: oltre 22mila minori in carico ai servizi, più di 6mila solo in Campania, con un ricorso crescente a misure come la messa alla prova, segno di un disagio diffuso che non è sostenuto da un sistema territoriale efficace. La composizione dei reati dagli omicidi all’uso di armi alle violenze restituisce un quadro di adolescenti coinvolti in dinamiche che non dovrebbero appartenergli, spesso senza figure rappresentative capaci di orientare, limitare, educare.
E allora le domande per il Garante Ciambriello diventano inevitabili:
“Dov’è lo Stato prima che un minore diventi un numero nelle statistiche penali? La prevenzione non può ridursi a misure emergenziali o punitive. Significa presidiare scuole, quartieri, famiglie; costruire reti educative stabili; investire su operatori, psicologi, educatori; restituire ai minori la presenza di adulti credibili, capaci di incarnare alternative reali ai modelli devianti.
Perché alcuni adolescenti arrivano a compiere reati così gravi come violenze, omicidi o aggressioni sessuali di gruppo?
Dietro gesti estremi spesso ci sono fragilità profonde, traumi familiari o sociali, assenza di legami affettivi stabili e ricerca disperata di riconoscimento o potere in contesti che “premiano” la violenza. L’adolescenza è un’età di identità in costruzione: se i bisogni di ascolto, protezione e guida vengono ignorati, il rischio di scelte drammatiche cresce. Occorre intervenire con sostegno concreto, educazione, presenza di adulti affidabili e opportunità reali di crescita, così da prevenire che rabbia, fragilità e senso di esclusione si trasformino in violenza estrema.
È evidente che molti minori provengono da contesti familiari poveri o legati a dinamiche malavitose, dove i genitori spesso sperano in interventi “miracolosi” piuttosto che in percorsi educativi concreti.
La sfida è sottrarli a influenze negative della malavita, aumentare la presenza sociale e educativa sul territorio, lavorare nelle scuole e creare progetti che insegnino alternative concrete alla giustizia fai-da-te. Solo così sarà possibile accompagnarli verso un cambiamento reale, offrendo loro strumenti per costruire una vita diversa e spezzare il ciclo di violenza che li circonda.
La politica, ai vari livelli, fa poco per questi adolescenti a metà e con la morte nel cuore” Così conclude il Garante campano dei detenuti privati della libertà.