Un anno e otto mesi di reclusione: è la richiesta formulata dai pm Christian Barilli ed Eugenio Fusco per Chiara Ferragni, chiamata a rispondere di truffa aggravata nella vicenda che ruota attorno ai pandori e alle uova di Pasqua a marchio Ferragni. Una requisitoria attesa, che arriva dopo mesi di analisi sul rapporto tra operazioni commerciali e finalità benefiche, tema al centro dell’intera inchiesta. Ferragni è giunta a Palazzo di Giustizia con largo anticipo, evitando l’ingresso nel pieno della ressa di telecamere e fotografi. In aula, assistita dagli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, ha scelto di rendere dichiarazioni spontanee. Ha parlato di buona fede, di decisioni prese senza l’intenzione di generare equivoci, e ha ribadito che nessuno, nel suo staff, avrebbe tratto vantaggi personali dalle operazioni contestate.

Un clima teso ma controllato

Chi le è vicino descrive una figura composta, consapevole del peso mediatico del processo ma determinata a chiarire la propria posizione. Anche nella precedente udienza, fra microfoni e telecamere, aveva chiesto comprensione per la fase delicata che sta attraversando, limitando le dichiarazioni pubbliche per rispetto del procedimento in corso. L’udienza di oggi ha segnato la conclusione della requisitoria della procura. Il 19 dicembre è in calendario l’arringa della difesa davanti al giudice Ilio Mannucci Pacini, mentre per gennaio è attesa la sentenza. Un passaggio decisivo in un caso che continua a intrecciare questioni giudiziarie, immagine pubblica e responsabilità nella comunicazione legata al mondo delle celebrity.