"Chiediamo sicurezza sui posti di lavoro, negli ospedali, nelle scuole, nelle università, nelle case. Chiediamo un cambiamento culturale profondo, un cambiamento sociale ed economico che bandisca ogni forma di violenza, sessismo, omofobia, razzismo, colonialismo e sfruttamento dai rapporti sociali ed economici tra le persone di ogni genere, etnia e classe sociale".
Sono queste le richieste della Global Sumud Flotilla in vista dello sciopero generale del 28 novembre prossimo "contro una Legge di Bilancio che, per il triennio 2025/2028, prevede 27 miliardi in più per la guerra (armi e missioni internazionali) e per la “sicurezza” nazionale (cyber-sicurezza, difesa delle frontiere, infrastrutture strategiche militari) mentre riduce la spesa sociale di ben 10 miliardi. Una vera e propria finanziaria di guerra inserita nel piano ReArm Europe da 800 miliardi che comporterà passare dagli attuali 35 miliardi di spese militari alla cifra astronomica di circa 130 miliardi nel 2035. Non è questa la sicurezza che vogliamo".
Per questi motivi gli attivisti sanniti del GLOBAL MOVEMENT TO GAZA SANNIO questo pomeriggio alle 17, nell'aula 7 della struttura dell'Unisannio "Cubo" terranno un'assemblea per discutere della mobilitazione dei prossimi giorni
"La Global Sumud Flotillaha - spiegano gli attivisti -ha avuto il potere di portare nelle strade milioni di persone che hanno provato indignazione e vergogna di fronte al Genocidio in Palestina e alla complicità dei governi occidentali.
Milioni di persone che hanno detto NO alla normalizzazione della violenza dell’oppressione, delle stragi di innocenti e della pulizia etnica, a cui abbiamo assistito ogni giorno, ogni minuto, per due anni, in diretta streaming. Il coraggio di mettere i propri corpi su delle barche per andare incontro all’esercito più crudele del mondo, per cercare di rompere un assedio illegale che dura da decenni, ha risvegliato le coscienze e toccato in profondità le corde del cuore, dando voce all’empatia e alla solidarietà.
Chi ci governa ha temuto queste piazze ed è corso ai ripari, imponendo, da una parte, la narrazione unica della “pace di Trump” e della fine del genocidio, per placare le piazze “buone”. Dall’altra, la narrazione delle piazze “cattive”, provocando, bloccando, picchiando e arrestando i manifestanti come è successo a Roma, Torino, Bologna e Napoli.
Tutto questo mentre il Genocidio, a Gaza e nei territori palestinesi occupati, continua con l’orrore maggiore dell’invisibilità e della censura mediatica.
Tutto questo mentre si preparano nuove guerre e nuove stermini, come altrimenti non potrebbe essere, visti i piani di riarmo che interessano tutto il mondo “democratico” Ma nonostante tutto il movimento non si spegne e la Palestina è diventata un simbolo di tutte le lotte globali, la parola intersezionalità è diventata pratica concreta e se pensavamo di salvare la Palestina, forse la Palestina può salvare noi".
Gli attivisti sanniti informano inoltre che il 29 novembre, nella giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, parteciperanno alla manifestazione nazionale a Roma per la Palestina.