Le elezioni regionali del 2025 hanno avuto una forte valenza nazionale, considerate un test per i futuri equilibri politici. I dati analizzati dall’Istituto Cattaneo, insieme ai sondaggi di Opinio Rai, confermano che la situazione dei principali schieramenti italiani rimane in bilico: con l’attuale sistema elettorale, la partita per le Politiche del 2027 è completamente aperta e il rischio di un pareggio reale tra centrodestra e centrosinistra appare molto concreto.
Secondo l’Istituto Cattaneo, il voto delle regionali ha sottolineato la volatilità dell’elettorato: molti elettori che alle Politiche avevano votato per il centrodestra hanno optato, in queste elezioni, per candidati come Decaro (centrosinistra) in Puglia o Fico in Campania.
Opinio Rai rileva che in diversi collegi uninominali i voti provenienti dall’area di centrodestra hanno giocato un ruolo decisivo nella vittoria dei candidati del centrosinistra, segno che la fedeltà politica si attenua quando le scelte sono molto radicate sul territorio e legate ai singoli candidati.
L’equilibrio tra blocchi è quindi molto fragile e potrebbe essere spostato anche da pochi seggi assegnati nei collegi uninominali, risultando determinanti nell’assegnazione di una maggioranza assoluta.

IL DIBATTITO SULLA LEGGE ELETTORALE

Questi dati aprono il dibattito sulla riforma della legge elettorale. Il centrodestra spinge con forza per superare l’attuale sistema e adottarne uno più vicino al modello regionale, che preveda un premio di maggioranza — magari il 55% dei seggi per chi supera il 40% dei voti — e abbandoni i collegi uninominali, ritenuti fonte di instabilità per la governabilità. Il centrosinistra respinge invece qualsiasi cambiamento, leggendo il tentativo come una mossa fatta per convenienza e per paura di perdere il vantaggio acquisito a fatica dentro gli schieramenti progressisti. Schlein lo dice chiaramente: cambiare la legge non è interesse degli italiani ma solo della maggioranza di governo. Di tutt’altro avviso il Movimento 5 Stelle, che apre all’ipotesi proporzionale, ritenendo il Rosatellum sempre inadatto.

Resta quindi una situazione nazionale molto incerta, con l’Italia divisa tra Nord e Centro praticamente egemonizzati dal centrodestra, la “zona rossa” e molte regioni del Sud a favore del centrosinistra, e Sicilia, Calabria e Sardegna come campo di battaglia. I flussi di voto analizzati registrano un calo dell’astensionismo dei 5 Stelle quando il candidato è “di casa”, mentre l’area ex Terzo polo si frammenta tra i poli maggiori e l’astensione. In alcune regioni meridionali, come Puglia e Campania, circa il 30% degli elettori che alle Europee aveva votato centrodestra ha ora scelto candidati di centrosinistra come Decaro e Fico, spostando gli equilibri e rendendo assai meno scontato il risultato finale.

Sul fronte dei leader, spicca il record personale di Zaia in Veneto e la difesa del sistema attuale da parte di Renzi, mentre le altre forze in Parlamento si muovono tra distinguo e dichiarazioni polemiche. La prospettiva è quella di una prossima tornata elettorale nazionale senza alcun vincitore certo: la partita rimarrà aperta fino all’ultimo, con il rischio tangibile di una maggioranza molto debole o addirittura di un pareggio. Da questa fase, derivano sia la tentazione di cambiare le regole che le accese resistenze di chi teme interventi ad uso e consumo di chi governa. Il destino della legge elettorale diventa così una delle chiavi fondamentali della politica italiana nei mesi a venire.