La storia della Salernitana si ricongiunge nel nome di Carlo Ricchetti. Delio Rossi ed Aniello Aliberti ritornano fianco a fianco. Questa volta non sulla panchina o sulla tribuna dell’Arechi ma nella Chiesa di San Demetrio, correndo dal proprio numero sette nel trigesimo dalla scomparsa di Ricchetti. Abbracci sentiti tra l’ex patron e i suoi ex calciatori come Roberto Breda, Ciro Ferrara, Luca Fusco, Gigi Genovese, Ciro De Cesare. Stretti idealmente da lontano anche tutti i compagni di squadra di quella Salernitana dei miracoli: “Non ho perso un ex calciatore ma un amico – le parole di un commosso Delio Rossi -. Mi fa particolarmente piacere vedere questo affetto da parte soprattutto dei suoi ex compagni. Viviamo in un mondo, quello del calcio abbastanza fatuo. Essere amici dopo 30 anni significa che oltre alle qualità tecniche c'erano altri valori, dico sempre che ho avuto una bella carriera ma sono legato a due squadre, la Salernitana che sfiorò la A da neopromossa, e il Foggia in quei due mesi che non sono riuscito a vincere il campionato. Vincere o perdere è legato a situazioni che esulano dalla bravura e dalla capacità, essere uomini rimane tutta la vita e queste due squadre hanno incarnato questo spirito".
La stoccata
Rossi applaude prima la piazza di Salerno (“Non mi aspettavo che Salerno, a distanza di 30 anni, desse merito a chi ha fatto la storia. Anche i più giovani che magari non hanno avuto modo di godere di quegli anni hanno dimostrato affetto e rispetto”), poi però rifila una stoccata: “Molta gente non tiene in giusta considerazione che se si vuole avere futuro si deve avere grande rispetto del passato. Certe persone invece hanno fatto grande questa squadra e hanno dato quel qualcosa in più, a molti non avendo grandi capacità o grande presenza possono dar fastidio queste persone, ma così facendo ingigantiscono ancora di più la grandezza di chi non è stato rispettato. Dispiace che dal 1998 sono potuto essere qui a Salerno appena due volte e l’ho dovuto fare di nascosto”.