Gli scandali che hanno investito la cerchia presidenziale hanno incrinato l’immagine del leader ucraino, mentre la guerra continua a scandire il ritmo delle giornate. Il clima nelle strade alterna quiete e commozione, come nelle cerimonie di commiato ai soldati caduti, a una rabbia crescente contro le opacità del potere. Lo smarrimento è palpabile soprattutto tra le famiglie dei militari, che chiedono risposte sulle sorti dei dispersi e sui sacrifici imposti da un conflitto che sembra allontanarsi dalla conclusione.

Dopo Yermak, una stanza dei bottoni da ricostruire

L’uscita di scena di Andriy Yermak ha aperto un vuoto strategico nel cuore dell’amministrazione. Le indagini che hanno colpito il suo entourage hanno innescato un conto alla rovescia politico che Zelensky tenta ora di invertire. Il presidente considera l’operazione trasparenza come un passaggio obbligato per recuperare credibilità interna e affidabilità internazionale. Ma i dubbi degli osservatori restano. La scelta di affidare un ruolo crescente a Rustem Umerov, figura considerata “pulita” ma discussa per i rapporti familiari e i suoi legami economici all’estero, divide l’opinione pubblica e disorienta la diplomazia.

Una strategia militare da reinventare sul campo

Nel Donetsk la coltre di nebbia che rallenta i droni e ostacola le ricognizioni è lo specchio di un fronte che muta. Le unità russe adottano tattiche meno identificabili, disperdendosi tra edifici abbandonati e aree civili, complicando la difesa ucraina. Di fronte alle difficoltà crescenti, Zelensky ha disposto una revisione della linea operativa, puntando su una protezione più serrata delle infrastrutture energetiche e su un incremento di risorse per le brigate esauste. L’arrivo di droni di nuova generazione potrebbe segnare una svolta, ma la sfida resta complessa e logorante.

La pressione sociale e il rischio di una frattura

A Kiev circola un piano riservato che monitora il livello di stress sociale e la tenuta emotiva del Paese. I dati indicano una soglia critica sempre più vicina, con blackout diffusi e salari erosi dall’inflazione che esasperano la popolazione. Il malcontento tocca anche i reparti militari, molti dei quali non ricevono licenze da mesi. Zelensky prova a ricucire, ma il terreno è fragile e i segnali di insofferenza si moltiplicano.

Gli alleati osservano, l’Europa trattiene il fiato

La visita imminente a Parigi, la prima senza Yermak, avrà un peso simbolico e politico. L’Ucraina teme che le trattative tra Stati Uniti e Russia sul futuro dei territori occupati si intensifichino senza un ruolo attivo di Kiev. Le voci di un documento americano che ipotizza un riconoscimento parziale delle conquiste russe circolano con insistenza e alimentano l’ansia del governo. Anche l’Europa appare divisa su come sostenere un’Ucraina in piena transizione politica.

Una democrazia in bilico ma ancora vitale

Nonostante il vortice degli scandali, alcune voci autorevoli nel Paese invitano alla cautela e alla fiducia. Le indagini, sottolineano, dimostrano che le istituzioni ucraine hanno acquisito un’autonomia sufficiente per controllare i vertici dello Stato anche in pieno conflitto. È un segnale che Zelensky prova a far valere come prova di resilienza democratica. Resta da vedere se basterà a sostenere un governo che, sotto le bombe russe e la stanchezza nazionale, si prepara a un nuovo cruciale passaggio.