Il silenzio è calato pesante quando, nell’aula del tribunale di Oslo, sono stati proiettati i fotogrammi dell’aggressione del 20 dicembre 2024. Martina Voce, 22 anni, appare mentre tenta di fuggire dall’ex fidanzato armato di coltello, inciampa, striscia sul pavimento di un negozio, il volto insanguinato. Le urla, la confusione, i clienti che chiamano aiuto: dettagli che inchiodano l’aula alla violenza di quei minuti. A pochi metri dalla giovane siede Mohit Kumar, ventiquattrenne informatico norvegese di origine indiana, accusato di tentato omicidio e lesioni aggravate. Per tutta la seduta evita di incrociare lo sguardo della ragazza e dei genitori, presenti in aula. Quando arriva il momento della testimonianza, la voce di Martina resta ferma. Ripercorre il rapporto con Kumar, dagli inizi alla decisione di lasciarlo. Ricorda come lui avesse cercato di riallacciare i contatti, sommergendola di messaggi dopo la fine della relazione. Nonostante i timori del padre, lei non aveva voluto denunciarlo: «Non era mai stato aggressivo», spiega ai magistrati. Poi si sofferma su quel pomeriggio. Racconta l’incontro casuale fuori dal locale in cui lavorava. Kumar le chiede se avesse un nuovo compagno. «Non sono più fatti tuoi», risponde Martina. È il momento in cui, dice, «nei suoi occhi ho visto qualcosa spezzarsi». L’assalto è immediato: il primo fendente alla schiena, poi al volto mentre lei tenta di divincolarsi. Il coltello, un’arma da tipo militare, affonda più volte alla nuca e alle spalle. Martina ricorda il sorriso del ragazzo mentre colpisce: un dettaglio che ancora oggi la paralizza.
La fuga, i soccorsi, il coma
Le telecamere non riprendono tutto, ma il racconto completa i vuoti. Martina cade, pensa di morire. Ad allontanare Kumar intervengono i colleghi, tra cui Oliver, oggi il suo compagno. Lui la solleva, la protegge, mentre altri amici immobilizzano l’aggressore ferendolo lievemente. Un cliente chiama la polizia. Scatta la corsa in ospedale. Martina resta cinque giorni in coma, tra la vita e la morte. Subisce cinque interventi chirurgici, poi una lunga riabilitazione. Il percorso non è finito: alcune ferite fisiche e psicologiche sono ancora aperte. In aula, anche Oliver viene ascoltato. Racconta quei minuti di terrore e il tentativo disperato di salvare la collega. Oggi sarà il turno di Kumar, chiamato a rispondere alle domande del pubblico ministero e dei giudici. La sentenza è attesa per il 9 dicembre. Martina sarà nuovamente in aula, circondata dalla famiglia e dagli amici che l’hanno sostenuta in questo anno difficile. Oggi, intanto, compie 22 anni. Un compleanno che arriva nel mezzo di un processo doloroso, ma anche nel segno di una sopravvivenza che lei stessa definisce «un nuovo inizio».