L’ultimatum del Cremlino. Vladimir Putin torna a dettare le sue condizioni sul conflitto in Ucraina. Il presidente russo ha affermato che Kiev deve ritirare le proprie forze dall’intero Donbass, sottolineando che, in caso contrario, Mosca è pronta a «prendere la regione con la forza». Un messaggio rivolto tanto alle autorità ucraine quanto ai governi occidentali che sostengono militarmente Kyiv. La risposta attesa da Kiev. Il governo ucraino respinge da mesi qualsiasi ipotesi di cessione territoriale e considera il Donbass parte integrante del proprio Stato. La dichiarazione di Putin, giunta in un momento in cui la linea del fronte resta instabile, mette ulteriore pressione sulla leadership ucraina e sulla capacità di resistere a un nuovo potenziale aumento delle operazioni russe.
L’ombra di una nuova escalation. Le parole del presidente russo sembrano suggerire un cambio di passo, o almeno l’intenzione di mostrarlo. Il riferimento esplicito all’uso della forza per completare il controllo sul Donbass apre scenari di ulteriore intensificazione del conflitto, già segnato da bombardamenti, avanzate mirate e un logoramento crescente delle infrastrutture civili e militari. La comunità internazionale segue con apprensione l’evolversi della situazione. Mentre i Paesi europei e gli Stati Uniti continuano a chiedere un cessate il fuoco e il ritorno al negoziato, le parole del Cremlino rischiano di allontanare ogni prospettiva di dialogo. Aumenta nel frattempo la pressione sull’alleanza occidentale, chiamata a mantenere il sostegno a Kiev senza scivolare in un confronto diretto con Mosca.