Nuova scoperta nella 'villa degli schiavi' a Pompei', il complesso di Civita Giuliana dove i lavoratori schiavizzati che i romani chiamavano "strumenti parlanti" vivevano: negli ultimi scavi sono stati trovati, in un ambiente al primo piano, anfore con delle fave e un grande cesto con all'interno della frutta. Cibo che rappresentava un bene prezioso per uomini, donne e bambini che vivevano in celle di 16 metri quadri in cui c'erano fino a tre letti. Ma il ritrovamento, spiega il ministero della Cultura, testimonia anche come in alcuni casi gli schiavi mangiavano meglio dei loro prossimi 'liberi': visto che erano considerati "strumenti di produzione", i padroni evidentemente facevano in modo di integrare la loro dieta con alimenti ricchi di vitamine, come la frutta, o proteine, come le fave, per non far abbassare il loro valore, che poteva arrivare a diverse migliaia di sestersi.
Gli scavi sono stati realizzati con un contributo di 140mila euro nell'ambito della 'Campagna nazionale di scavi a Pompei e in altri parchi nazionali' finanziata con la legge di bilancio del 2024. "Sono casi come questo in cui l'assurdità del sistema schiavistico antico diventa palese - commenta il Direttore di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, co-autore dello studio sul quartiere servile di Civita Giuliana - Esseri umani vengono trattati come attrezzi, come macchine, ma l'umanità non si può cancellare così facilmente. E così, il confine tra schiavo e libero rischiava continuamente di svanire: respiriamo la stessa aria, mangiamo le stesse cose, a volte gli schiavi mangiano persino meglio dei cosiddetti liberi".