Un dramma che ha sconvolto quanti conoscevano e non la vittima. Di fronte alla morte di un uomo di 41 anni, padre di figli, si resta senza parole. Potrebbero essere usate quelle che attingono al serbatoio della retorica, ma sarebbe inutile. Perchè la dimensione della tragedia registrata al rione Libertà non può, come quelle simili, essere spiegata.
Come può essere descritta la sensazione di vuoto che attanaglia una esistenza e la spinge a pensare che non esista una via di uscita dal tunnel nel quale è precipitata? Sono le domande che puntualmente si affacciano in queste occasioni, restando, purtroppo, senza una risposta. Ci si tormenta all'idea di ciò che poteva essere fatto, ma non è affatto semplice addentrarsi nell'imperscrutabile groviglio di una vita. Ognuna di esse ha una storia, un vissuto che nessuno può conoscere fino in fondo. Ci si può accorgere, ed è già tanto, di qualche segnale, ma non è detto che ciò debba sfociare in determinate scelte.
Un luogo comune recita che, nonostante si sia costantemente connessi con il mondo attraverso la rete ed i social, si è sempre più soli. Soprattutto quando si tratta di fare i conti con noi stesi, di tracciare un bilancio che all'improvviso si presenta ai nostri occhi solo disperatamente negativo. Lo sconforto prende il sopravvento, l'orgoglio ci impedisce di esternare il nostro disagio, di chiedere aiuto.
Si alza un muro che diventa insormontabile, forse anche il clima che si respira prima o durante le feste diventa un macigno pesantissimo per chi attraversa una determinata condizione. Niente giudizi, per favore, niente 'sentenze' urlate: serve rispetto. E silenzio e basta.