"Le dimissioni del Direttore dell'U.O. di Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso hanno profondamente colpito tutti coloro che si occupano di Sanità nella nostra Provincia. Sono avvenute in un momento particolarmente delicato, mentre, nel principale presidio sanitario provinciale sono in corso mutamenti dirigenziali e logistici. I locali del pronto soccorso infatti, dopo anni di ristrutturazioni e modifiche provvisorie (anche legate alla pandemia del 2020 e degli anni successivi) sono oggetto finalmente di organici e strutturali lavori di ampliamento e razionalizzazione". Così Carmine Sanseverino Segretario Aziendale ANAAO ASSOMED Componente del Consiglio Regionale e Nazionale ANAAO-ASSOMED.
Lavori in ritardo al Pronto Soccorso
"I lavori sono partiti con grande ritardo a causa della nota querelle sulla proprietà dei suoli (tra Comune e Azienda Ospedaliera) poi risoltasi con la messa a disposizione di alcuni spazi, liberatisi a causa del trasferimento in altra sede della centrale operativa 118 e dovrebbero essere consegnati a fine marzo 2026. Gli aspetti legati al cambio della triade strategica aziendale, avvenuta ad agosto 2025, hanno anch’essi causato un f isiologico ritardo di attenzione nei confronti delle criticità dell'area di emergenza". Tali criticità si inseriscono in un ampio quadro di difficoltà che vivono tutti i front office dei Dea in tutta Italia".
Pochi fondi e spazi
"Come è ben noto, le postazioni di Pronto Soccorso stanno soffrendo a causa di una nota difficolta che vive tutto il SSN a causa di un continuo sottofinanziamento dello stesso a livello nazionale. Liste di attesa lunghissime per prestazioni che fino a qualche anno fa venivano effettuate dopo poche settimane ora vengono prenotate a distanza di oltre 6 mesi, per alcune altre si viene prenotati a distanza di oltre un anno dalla richiesta. La medicina territoriale continua ad essere in preda a inefficienze e disfunzioni varie essendo accessibile per poche ore al giorno e talvolta nemmeno tutti i giorni (se si volesse potrebbe esserlo per 12 ore al giorno con le associazioni di più medici di MG). Inoltre, dall'inizio del secolo si è assistito ad una progressiva diminuzione di posti letto negli ospedali pubblici. Sono stati chiusi interi ospedali e accorpati reparti ospedalieri con l'intento di risparmiare fondi".
Alle proteste si è risposto che i posti letto sarebbero stati rimpiazzati da strutture di imminente realizzazione (ospedali di comunità, case della salute, hospice, RSA e riabilitazioni). Purtroppo dopo 25 anni, una minima parte di tali strutture è funzionante mentre gran parte sono in via di realizzazione, ancora con grosse incognite circa la loro gestione. Tutto ciò porta il cittadino utente a rivolgersi, per affrontare i suoi problemi reali o presunti di salute, all'unica struttura che non respinge mai nessuno ed ha tempi di attesa relativamente ragionevoli e cioè ai Pronto Soccorso. Questo determina una situazione di iperafflusso anche per patologie che potrebbero essere curate altrove e ad un difficile reperimento del posto letto ospedaliero quando al paziente viene data l'indicazione al ricovero. Ciò ha comportato nel corso di questi ultimi anni un progressivo rifiuto da parte dei medici a lavorare in Pronto Soccorso, (con concorsi banditi che vedono una minima percentuale di richieste di partecipazione rispetto ai posti messi a bando), ove la situazione di criticità impone in primis la gestione del sovraffollamento più che l'esercizio della pratica medica comunemente intesa. Tutti si chiedono cosa si può fare per affrontare questa situazione. Diciamo subito che improvvisazioni e soluzioni immediate non ne esistono.
Il sovraffollamento
Sono stati elaborati dei piani per gestire il super affollamento in PS ma questi sono pensati per picchi acuti di sovraffollamento e sono inutili quando queste situazioni diventano croniche. Quasi tutte le aziende stanno andando verso un aumento degli spazi e dei posti letto/barelle in Pronto Soccorso trasformando ancora di più questi reparti in delle enormi aree di sosta di pazienti in attesa di avere una diagnosi e di pazienti in attesa di ricovero. Certo tale misura riduce la promiscuità e ottiene una certa salvaguardia della privacy ma comporta anche, con il dilatarsi degli spazi, l'utilizzo di personale (di tutte le categorie) in numero maggiore che, allo stato non è talvolta, disponibile sul mercato del lavoro. A mio avviso la situazione potrebbe migliorare facendo un passo indietro e cioè cercando di attivare nuovi posti letto, almeno applicando integralmente l’Atto Aziendale già approvato dalla Regione Campania, ma anche in questo caso bisogna investire per l'assunzione di personale, quindi richiedere il nulla osta alla Regione per poter bandire concorsi di assunzioni di personale. In Campania abbiamo difficoltà ulteriori legate alla non completa uscita dal piano di rientro per cui partiamo da personale già insufficiente che viene utilizzato al massimo delle sue possibilità con turni aggiuntivi svolti oltre il normale orario di lavoro. Se non si agisce in maniera organica sulle cause che determinano tali situazioni, a mio parere, le criticità sono destinate a non essere risolte ma affrontate in misura, come diciamo noi medici, palliativa, senza possibilità di guarigione.
Maffei si è dimesso perchè il pronto soccorso è ingovernabile
Dopo tutto questo discorso le dimissioni del dottore Maffei appaiono comprensibili, stanco di non poter risolvere o almeno affrontare correttamente le criticità, lasciato da solo a gestire una situazione sempre più ingovernabile, ha deciso di lasciare. L’idea che qualcun altro possa risolvere, nelle medesime condizioni, tali situazioni critiche significa non aver capito la portata del problema. Il Pronto Soccorso non è un reparto come un altro: per poter funzionare ha bisogno che tutto l’ospedale ed il territorio si muovano in sincronia altrimenti sarà tutto inutile. In tanti, pubblica opinione in primis, anche con varie associazioni di cittadini “laici” (non sanitari) non comprendendo le motivazioni della difficoltà pensano di poter risolvere con pochi passaggi e/o semplici riorganizzazioni tali criticità ma non è affatto semplice riuscire, con tali procedure, non dico a risolvere ma a migliorare tale stato di cose". Conclude Sanseverino.