Il giorno dopo l'impegnativo Messaggio di Natale, il Papa ha pronunciato un atto di accusa contro l'emarginazione di chi persegue vie non violente e un richiamo alla forza del perdono che supera quella dei conflitti. Papa Leone XIV, parlando prima dell'Angelus nel giorno di Santo Stefano, ha analizzato il clima di ostilita' che circonda i costruttori di pace nel mondo attuale. "Chi oggi crede nella pace e ha scelto la via disarmata di Gesu' e dei martiri e' spesso ridicolizzato, spinto fuori dal discorso pubblico e non di rado accusato di favorire avversari e nemici", ha denunciato il Pontefice. Commentando il martirio del Protomartire, il Pontefice ha sottolineato che "il cristiano non ha nemici, ma fratelli e sorelle, che rimangono tali anche quando non ci si comprende". Leone XIV ha spiegato che Stefano mori' perdonando "per una forza piu' vera di quella delle armi", una forza che si riattiva quando si inizia a guardare il prossimo con "attenzione e riconoscimento". "Dovunque nel mondo c'e' chi sceglie la giustizia anche se costa, chi antepone la pace alle proprie paure, chi serve i poveri invece di se' stesso", ha proseguito il Papa, definendo il martirio come una "nascita al cielo" e un modo per "venire alla luce". Il Pontefice ha poi rivolto un pensiero a Maria, definendola "benedetta fra tutte le donne che servono la vita e oppongono la cura alla prepotenza", invocando una gioia capace di dissolvere "ogni paura e ogni minaccia come si scioglie la neve al sole".
Papa Leone: "Chi crede nella pace viene ridicolizzato"
"Spinto fuori dal discorso pubblico e accusato di favorire avversari e nemici"
Redazione Ottopagine