Credito d’imposta, Zes Agricola, lavoro occasionale e Tea rappresentano segnali positivi, ma la legge di Bilancio continua a mancare di misure strutturali e di una strategia di medio-lungo periodo capace di dare certezze alle imprese agricole.
È il giudizio di Cia-Agricoltori Italiani Campania sulla manovra approvata prima di Natale in Senato e che recepisce alcuni correttivi fortemente sollecitati dalla Confederazione ma non riesce a colmare le criticità di fondo di un settore che, in Campania più che altrove, è chiamato ad affrontare sfide sempre più complesse: dalla tenuta del reddito alla competitività delle filiere territoriali, fino al ricambio generazionale e alla salvaguardia delle aree interne.
Per il commissario regionale di Cia Campania, Carmine Fusco, l’eliminazione del divieto di compensazione dei crediti d’imposta con i contributi previdenziali e assistenziali rappresenta un risultato concreto e atteso, fondamentale per restituire liquidità alle aziende agricole, soprattutto in un contesto come quello campano, caratterizzato da una forte frammentazione aziendale e da un accesso al credito spesso difficoltoso, in particolare nelle province di Napoli, Caserta e Salerno. Positivo anche il rifinanziamento della Zes Agricola, che può sostenere investimenti e modernizzazione delle imprese agroalimentari regionali, ma che resta insufficiente rispetto ai reali fabbisogni del Mezzogiorno e rischia di non dispiegare appieno il suo potenziale di sviluppo per le filiere strategiche campane, dall’ortofrutta di qualità alla zootecnia, fino alle produzioni Dop e Igp.
La stabilizzazione del lavoro agricolo occasionale va nella direzione della semplificazione, ma secondo Fusco non è ancora la risposta alla grave carenza di manodopera che penalizza le aziende campane, specie nei periodi di raccolta. Serve un intervento più organico su lavoro, formazione e redditività, capace di incidere sulle cause strutturali della crisi del settore agricolo regionale.
Apprezzabile anche il nuovo assetto delle aziende faunistico-venatorie, che rafforza la multifunzionalità agricola e può offrire opportunità concrete alle aree interne della Campania, contribuendo a contrastare lo spopolamento e a valorizzare territori marginali dell’Irpinia, del Sannio e del Cilento. Forti perplessità arrivano invece sul ritiro dell’emendamento relativo alla legalità della filiera della canapa industriale a basso THC, un comparto che coinvolge migliaia di imprese e addetti anche in Campania e che necessita con urgenza di un tavolo di filiera presso il Masaf per garantire certezze normative e prospettive di crescita.
Tra gli elementi che lasciano intravedere margini di sviluppo, la proroga della sperimentazione in campo delle Tea fino al 2026 e la riduzione delle accise per i birrifici artigianali italiani, misure che possono favorire innovazione, ricerca e nuovi investimenti anche sul territorio campano.
In chiusura, Cia Campania richiama la posizione espressa a livello nazionale dal presidente Cristiano Fini, che ha evidenziato come la manovra abbia colto solo parzialmente le istanze del mondo agricolo, rinviando ancora una volta la definizione di una visione politica forte e coerente.
L’attenzione ora si sposta sul collegato agricolo “ColtivaItalia”, dal quale il settore si attende risposte rapide, risorse certe e un cambio di passo capace di mettere davvero l’agricoltura, e quella campana in particolare, al centro delle scelte strategiche del Paese.