Napoli

Il Napoli, unica squadra imbattuta in casa in Europa nel magico anno 2025 - uno scudetto e una Supercoppa sarebbero di certo restati a lungo nelle menti e nei cuori dei tifosi azzurri - chiudeva il suo anno solare in quel di Cremona, per affrontare una squadra tutt'altro che di categoria inferiore. I grigiorossi, infatti, veleggiavano a pieno titolo a metà classifica, a ridosso di squadre ben più blasonate e forti, come Atalanta, Lazio e quel Bologna, che tanto bene aveva fatto fino a questo punto della stagione e che nella finale saudita era stato tanto strapazzato dal Napoli da apparire (questa volta sì) di due categorie inferiore. In realtà non era affatto così, ma a sostegno della formazione partenopea, inopinatamente rigenerata, era giunta una misteriosa pozione magica, preparata nottetempo dal druido salentino Antonio Conte, ben noto parente alla lontana di quello gallico (originale) Panoramix. Il solo problema era, adesso, ricordare la formula del portentoso intruglio, dato che l'effetto dello stesso era (ahimè) temporaneo e senza un adeguato richiamo si sarebbe indegnamente ricaduti negli obbrobri calcistici patiti nelle sette trasferte seguite da altrettante sconfitte.

L'attesa intorno al pentolone era, pertanto, spasmodica, e non restava che sperare che il pugnace allenatore azzurro ricordasse tutti i passaggi che avevano portato alla soluzione chimica portentosa: 3-5-2, 3-4-2-1, 3-5-1-1, 4-2-3-1 e via discorrendo. Ma non era solo una questione di numeri, cioè di proporzioni, anche di ingredienti, che in questo caso consistevano nei calciatori che sarebbero stati scelti per partecipare alla tenzone lombarda. Buongiorno per Juan Jesus, Di Lorenzo a fare il braccetto basso o a sostenere in alto ala o mezzapunta, Gutierrez oppure Spinazzola, Lang in luogo di Elmas, Neres (l'intoccabile) più vicino o più lontano da Hojlund.

Queste erano le domande che attanagliavano negromanti e fattucchiere, proprio nel mentre che giungeva dalla terra longobarda la voce del giornalista di fede grigiorossa, Andrea Ferrari, che dichiarava: "Nicola cercherà di rendere la partita più cattiva per spezzare il ritmo".

Memori dei fasti antisportivi del tecnico torinese quando lo scorso anno era alla guida del Cagliari, era lecito attendersi una battaglia all'ultimo sangue e se, come era  prevedibile, il Napoli non sarebbe stato tutelato dalla terna arbitrale o da qualcuno più su (Var), oltre alla forza bisognava dotarsi della invulnerabilità. Così, altro che pozione magica, a Cremona con l'armatura.