"Nel giro di un anno, la crisi idrica che colpisce Irpinia e parte del Sannio torna due volte in Parlamento con ordini del giorno dedicati.
Il 20 dicembre 2024, con l’ordine del giorno Rotondi (9/2112-bis-A/20), si chiedeva al Governo di valutare misure “compatibilmente con gli equilibri di bilancio” per la riqualificazione efficiente delle reti idriche in Irpinia, con “drastica riduzione delle perdite” e approvvigionamento “costante, sufficiente e necessario” per utenze domestiche, pubbliche, agricole e industriali.
Il 29 dicembre 2025, con l’ordine del giorno Fascina (9/2750/116), il tema viene ripreso e ampliato: proposta di Fondo straordinario pluriennale per rifacimento/ammodernamento delle reti nei territori serviti da Alto Calore, coordinamento al Commissario nazionale per la scarsità idrica, valutazione di meccanismi di riequilibrio temporaneo dei volumi trasferiti verso altri territori (con riformulazione), e impegno straordinario sulla bonifica della falda Solofra–Montoro (tetracloroetilene)".
Il Comitato “Uniamoci per l’Acqua” considera positivo che il problema assuma rilievo nazionale, ma osserva un fatto che i cittadini vivono sulla pelle: mentre in Parlamento si “valuta”, nelle case aumentano le bollette e resta aperta la domanda centrale, senza risposta pubblica e comprensibile:
questo aumento servirà davvero a risanare Alto Calore e a finanziare un cambio strutturale, oppure coprirà soltanto il galleggiamento di un sistema ancora schiacciato dai debiti?
Il nodo politico: i sindaci non possono fare i ratificatori
I sindaci sono soci del gestore e rappresentano i cittadini. Non è più accettabile che decisioni decisive passino come ratifiche automatiche, spesso “da remoto”, senza una piattaforma comune e senza condizioni verificabili. Se si chiede ai cittadini di pagare di più, allora i sindaci devono pretendere e rendere pubblici: soldi, opere, date, responsabilità.
Richiamo agli 11 sindaci presenti a Roma davanti al Mit
Il Comitato ricorda anche quanto concordato durante l’iniziativa a Roma davanti al MIT: quello doveva essere un primo passo, non un episodio. Dopo, invece, è mancata la cosa essenziale: una assemblea plenaria di tutti i sindaci, una piattaforma unica e una pressione istituzionale costante per ottenere fondi nazionali ed europei e tempi certi.
Tre richieste con scadenze
Il comitato chiede ai sindaci soci di Alto Calore di assumere tre impegni immediati e verificabili:
Convocare entro 10 giorni una plenaria di tutti i sindaci soci, con ordine del giorno e verbale pubblici;
Definire entro 20 giorni una piattaforma unica (risorse, elenco opere e priorità, cronoprogramma, standard minimi di servizio nei territori di captazione, strumenti di trasparenza su gare e avanzamento lavori);
Attivare entro 30 giorni un’interlocuzione istituzionale unitaria a Roma per ottenere risposte scritte su risorse e tempi; e, se necessario, tornare nella capitale dove si decide, non per presenza simbolica.
“È finito il tempo dei comunicati - conclude il comitato -. Se aumentano le bollette, i cittadini hanno diritto a vedere atti conseguenti: cantieri, riduzione perdite, continuità del servizio. E hanno diritto a sapere chi decide cosa”.