Il 2026 si aprirà con un aumento del costo del gasolio alla pompa. Da domani entrerà in vigore il riallineamento delle accise voluto dal governo, che comporta un incremento della tassazione pari a 4,05 centesimi di euro al litro sul diesel. La misura interessa una platea ampia, stimata in circa 17 milioni di automobilisti, e rappresenta uno dei principali interventi fiscali sul fronte dei carburanti per il nuovo anno. Secondo le stime del Codacons, considerando anche l’Iva al 22%, un pieno medio di gasolio da 50 litri costerà 2,47 euro in più rispetto ai prezzi attuali. Su base mensile, ipotizzando due rifornimenti, l’aggravio si traduce in circa 59 euro in più all’anno per singola autovettura.

L’effetto cumulato del 2025

Il conto diventa più salato se si guarda all’intero percorso degli ultimi mesi. Al nuovo aumento si somma infatti il rincaro di 1,5 centesimi al litro scattato a maggio 2025. In questo caso, il peso complessivo arriva a 3,38 euro per ogni pieno, con un esborso annuo che può superare gli 81 euro. Un valore che, per molte famiglie, incide in modo sensibile sul bilancio legato alla mobilità quotidiana. La manovra prevede in parallelo una riduzione dell’accisa sulla benzina, ma l’esperienza recente lascia spazio a dubbi. Già a maggio, a fronte di un taglio teorico di 1,5 centesimi sulla verde, i ribassi alla pompa sono stati contenuti, mentre il gasolio ha registrato immediatamente gli aumenti. Il timore delle associazioni dei consumatori è che anche nel 2026 il beneficio per chi usa benzina resti in larga parte sulla carta. Sul tema è intervenuta anche Assoutenti, che ha chiesto al governo di attivare Mister Prezzi per vigilare sulla corretta applicazione del riallineamento ed evitare speculazioni. L’associazione non esclude segnalazioni alla Guardia di Finanza e all’Antitrust in caso di anomalie. Dal canto suo, il ministero delle Imprese e del Made in Italy evidenzia che, dalla fine di novembre, i prezzi medi dei carburanti sono in calo e che la benzina ha toccato livelli che non si vedevano dall’ottobre 2021, un trend che potrebbe attenuare solo in parte l’impatto dei nuovi aumenti.