Bisaccia

Dopo le proteste a Conza della Campania per il mancato trasferimento del pocket money, questa mattina un gruppo di rifugiati politici si è disteso sull’asfalto della strada statale 303 di Bisaccia, all’altezza di Santa Veronica. Circa sette rifugiati, ospiti del centro Sprar cittadino hanno protestato contro il mancato trasferimento della paghetta mensile di 70 euro corrisposta per le spese accessorie. Raggiunta la strada, i rifugiati hanno cosparso la carreggiata di pietre, e si sono seduti a terra per impedire la circolazione del traffico stradale. In breve tempo sono state allertate le forze dell’ordine e la polizia municipale, e i ragazzi sono stati invitati in caserma per un confronto pacifico, per evitare che la protesta potesse degenerare. A nulla sono servite le spiegazioni fornite dagli operatori della cooperativa che gestisce il centro, e dalla polizia municipale incaricata di seguire l’iter amministrativo relativo ai permessi e alle certificazioni. “Il ritardo nel trasferimento del pocket money è dovuto soltanto ai tempi della burocrazia” hanno spiegato a più riprese gli addetti ai lavori. Il Ministero degli Interni trasferisce il fondo al Comune, e quest’ultimo dovrà trasferire le somme sul conto corrente della cooperativa, che poi procederà al pagamento dei singoli. La scia di proteste intanto, esplose prima a Conza e poi a Bisaccia segue anche un’altra motivazione, che è quella relativa ai permessi e alla certificazioni. Molti di loro infatti insistono per ottenere la carta d’identità, il permesso di soggiorno e lo status di rifugiato politico. Tutte certificazioni che richiedono tempi lunghi e una procedura complessa: l’idoneità allo status di rifugiato viene inoltrata a Caserta, con relativa documentazione che sarà poi vagliata da un’apposita commissione, deputata a vagliare i singoli casi e a stabilire l’idoneità. Ma non è tutto, in quanto, i fascicoli devono poi essere trasmessi alla Questura di riferimento per un ulteriore visto. Mentre qualche amministratore parla di “meccanismi di controllo inadeguato” che non prevedono filtri a monte dopo gli sbarchi, gli operatori sottolineano che i centri altirpini hanno emesso anche decreti di espulsione a carico di qualcuno di loro, per comportamenti scorretti. La possibilità che i due episodi di Conza e Bisaccia possano essere collegati attraverso un filo diretto, non è escluso, in quanto già lo stesso sindaco di Bisaccia Marcello Arminio ha confermato la presenza di soggetti dediti a fomentare le proteste. Gli operatori delle cooperative intanto, continuano a garantire piena e incondizionata disponibilità, nonostante il malumore in paese cresce in misura esponenziale. Per effetto della crisi e per un aumento della povertà, gli abitanti del posto tendono a sottolineare che gli ospiti godano al momento di vitto, alloggio e vestiario, rilevando ingiusta la protesta per l’ottenimento della paghetta mensile. “La verità è che nei nostri paesi non sono adatti a sperimentare questo tipo di progetti” ha commentato il sindaco Arminio. “Gli immigrati andavano dirottati in altre regioni più ricche, e in zone metropolitane più aperte, dove avrebbero avuto la possibilità anche di un inserimento lavorativo”.  Il progetto di accoglienza dei rifugiati infatti, Arminio lo ha ereditato dall’amministrazione Frullone. “Non ero d’accordo a farli arrivare, ma non per mancanza di umanità o solidarietà, anzi; ma ritengo che vadano dirottati in zone dove c’è lavoro. Qui l’aspettativa è troppo bassa, e anche se si tratta di permanenze di passaggio, si ha l’illusione di trovare nell’immediato quello che cercano e un po’ di fortuna” conclude.