Caserta

Anni di violenze, stupro, orrore e quel racconto in versi e parole che restituisce un quadro di violenze. Le ha scritte quelle parole pensando che nessuno forse le avrebbe mai lette. Poi è arrivata la polizia nella casa di quei due genitori orchi e perquisendo anche lo spazio intimo, la stanza di quella povera innocente sono venuti fuori. da quel cassetto alle coscienze di tutti emergono i racconti dell'ennesima storia di abuso e violenza. Ma a fare più male è che a subirla tra le pareti domestiche è una ragazzina dai suoi stessi genitori. S, avete capito bene, da mamma e papà. La storia della ragazzina violentata e torturata da quando aveva undici anni dalla madre e dal suo compagno è stata ricostruita attraverso un delicato lavoro della scuola e dei servizi sociali, sotto la direzione della procura di Santa Maria Capua Vetere, ma anche attraverso il materiale sequestrato nel corso della prima fase delle indagini, quella antecedente la fuga in Germania della coppia arrestata quattro giorni fa. In quella casa a Mondragone, sono stati trovati video dal contenuto inquietante, nei quali sono registrate scene di sesso violento. Immagini che lasciano presagire il peggio. Ancora. Altre vittime nella rete dei due orchi. E poi ci sono degli scritti, quelli ai quali la ragazzina ha affidato quel segreto pesante. L'abuso è stato bloccato grazie al coraggio di quella stessa figlia che ha trovato il coraggio di raccontare tutto all'insegnante.

In quella casa degli orrori gli agenti hanno trovato delle poesie. Una si intitola «Senti papà», ma secondo il gip Corinna Forte che ha spiccato l’ordinanza di custodia cautelare, quel testo la vittima lo scrisse per il patrigno. «Ormai sono cresciuta - si legge - e tu non ti penti di ciò che hai fatto? Io ti auguro di crepare, di andare all’inferno, più veloce che mai». Poi c'è un’altra poesia, il cui titolo è «Tristezza». 

«La cosa più brutta - si legge nel testo agli atti - è che voi sembrate essere felici della mia tristezza». «Pensate che io non sia un essere umano, voi pensate che io sia un robot, una pietra». Sua madre era complice del patrigno. Insieme i due la legavano e la picchiavano con una cinghia, le gettavano addosso acqua bollente perché non raccontasse a nessuno quello che era costretta a subire. Dagli atti emerge un quadro terribile di violenza. Le accuse sono gravissime: violenza sessuale su minore e maltrattamenti in famiglia.

Siep