di Simonetta Ieppariello
Questa è la storia di Antonia, che ha vinto la sua battaglia contro il cancro ma continua a lavorare, impegnarsi e aiutare chi è in lotta per la sua esistenza. Questa è la storia di una delle centinaia di donne Amdos al servizio di altre donne e uomini che vivono il loro personale percorso di cura, diagnosi e terapia.
«L'unico modo per sopravvivere è essere ironica, forte e coraggiosa. Io non mollo mai. L'intruso, il tumore mi ha fatto passare tante brutte situazioni, difficili e dolorose, ma ogni volta ne sono uscita sempre più forte e sorridente. L'intruso ha sbagliato persona, ha sottovalutato me. Ho vinto tante battaglie, ho vinto la mia guerra ora sono in campo con l’Amdos di Ariano Irpino. La mia fede mi ha dato il coraggio per aiutare altre donne affinchè il male si scopra e si combatta. Questa è la cosa più importante: prenderne coscienza e magari avere la fortuna di farlo con le persone giuste». Antonia Grasso ha 58 anni. Ha sempre saputo cosa fosse un cancro al seno. Sua nonna si era ammalata, come due zie, sorelle del padre, e due cugine.
«Effettuavo con regolarità l’autopalpazione - racconta Antonia -. Ho sempre avuto un seno denso. Da quando avevo 30 anni mi sottoponevo con regolarità alle visite di routine. Proprio l’autopalpazione mi ha salvato la vita».
Conosceva il suo seno Antonia, la sua indole vitale e ironica l’aveva portata a convivere con i suoi noduli sdrammatizzandoli. «Li chiamavo per nome - spiega -. Li tenevo sotto controllo. Erano cinque. Ma in quel settembre di sette anni fa qualcosa cambiò il mio destino».
Antonia torna dal mare, disfa i bagagli. Fa una doccia. Si autopalpa. Sente che qualcosa non va. «Notai qualcosa. Sentii qualcosa. E’ difficile spiegare a parole quale e cosa sia la percezione del proprio corpo. Quelle sensazioni che una donna ha, che sa sentire, a volte fortunatamente cercare autopalpandosi. Mi sottoposi ad un'ecografia. Allora iniziò il mio vero calvario. Ero certa che qualcosa non andava, ma ci fu una lenta sequenza di controlli che diedero tutti esito negativo. Uno dopo l’altro, in uno scorrere del tempo che ancora oggi penso quanto poteva essere prezioso».
Esami sempre più specifici dall’ecografia alla mammografia, passando per l' agoaspirato, fino a visite specialistiche in molti centri. «La mia tensione saliva - racconta -. Sapevo che qualcosa non andava. Avevo una evidente retrazione cutanea, il mio seno sinistro si era ingrandito. Ma fino a giugno del 2010 nessuno seppe riscontrare cosa stava accadendo. Ho trascorso nove mesi così: alla ricerca di ciò che sentivo, sapevo ma che nessuno diagnosticava».
Poi Antonia incontrò Carlo Iannace, il dottore che come lei racconta che le ha cambiato la vita. «Non lo dimenticherò mai. Era sera, era tardi. Come sempre lavorava senza sosta. Scoprì visitandomi quello che i più attenti macchinari non avevano saputo individuare: una massa, quella massa dietro un nodulo benigno».
La storia di Antonia subisce una virata brusca. Sentimenti contrastanti le affollano il cuore e la mente. «Ebbi la mia diagnosi. La rabbia è il sentimento che ricordo più profondo. Ero arrabbiata perchè sapevo, chiedevo e nessuno mi aveva aiutato. La massa intanto era cresciuta e la mia domanda, ancora oggi, è la stessa: se fossi intervenuta prima, terapie e operazioni sarebbero state meno dolorose? E soprattutto: se non avessi neanche quella sera scoperto il mio cancro cosa sarebbe successo?. Le risposte che mi do ancora oggi mi feriscono nell’intimo». La tempestività della diagnosi e cura. Questo il cuore del racconto della battaglia di Antonia che, insieme ad altre volontarie Amdos Ariano partecipa attivamente alle giornate di prevenzione, per consentire ad altre donne di scoprire una verità che, seppur dolorosa, è bene che ognuna conosca, apprenda, ne prenda coscienza.
«Sono stata subito inserita in lista di attesa per effettuare l’intervento - spiega -. Non ho mai pianto dal dolore, dalla tristezza o dalla paura ma dalla rabbia per quella diagnosi arrivata in ritardo. Ancora oggi devo ringraziare il dottore Iannace se sono qui a raccontarvi la mia storia, la mia vita, quella della mia famiglia». Dopo l’intervento per Antonia inizia la chemio. Una delle più dure. «E’ stata devastante - racconta -. Sei sedute fortissime, micidiali. Non avevo la forza. Questo ricordo. Oltre il dolore l’assenza di forze. Completa. Le parole del dottore Iannace restano un messaggio di concreta soluzione a chi affronta percorsi simili: “Affronta con coraggio tutte le cure. Questo sarà solo un brutto ricordo”». Parole importanti che Antonia ricorda commossa. Un momento particolare della sua battaglia che le ha insegnato a vivere meglio i giorni buoni, quelli senza il “mostriciattolo” dentro che tutto divora. «Ho subito un intervento, cicli di chemio tra i più invasivi, la radioterapia e quello che posso dirvi che oggi vivo meglio di ieri, che questa esperienza non è stato il peggio. Il peggio è non averne coscienza, non sapere di essere malata, rimpiangere i ritardi.
Tutto il resto come mi ha detto il dottore Iannace è un brutto ricordo che va via». Nel racconto di Antonia c’è tanto amore. Una donna di fede che nella preghiera, nell’impegno e nel sostegno dei suoi familiari ha trovato la cura. «Mio marito, i miei figli sono stati straordinari - spiega -. Non mi hanno fatto pesare nulla. Senza deciderlo hanno riassettato il nostro sistema familiare, assolvendo a quelli che erano i miei impegni senza dirmelo, senza farmelo pesare. Per una madre, una moglie è tanto, forse tutto. Mi hanno fatto un dono prezioso: è come se fossi riuscita a vivere una mia normalità nel calvario della lotta al cancro». In quei giorni dolorosi avviene un altro evento speciale nella vita di Antonia: conosce Emilia Fioriello, presidente Amdos Ariano. «E’ stato importantissimo - spiega -. Ho scoperto cosa significa essere una al fianco dell’altra per sostenersi, capire e superare, ma soprattutto per aiutare altre donne con le iniziative di controlli gratuiti nelle piazze.
Ci sono migliaia di donne che non effettuano controlli e che in quelle occasioni possono avere una opportunita' importante, unica e soprattutto vitale. Ogni volta che scopriamo qualcosa dico sempre: “Signore sia Benedetto, per fortuna l’abbiamo scoperto. Ora questa donna si potrà curare”.»
Antonia oggi è una donna gioiosa più di ieri, consapevole e forte. Nel suo impegno come componente Amdos Ariano da moltissimo alle donne e uomini che incontra. Un portato di umanità straordinario. «Sono felicissima di fare volontariato - conclude -. Mi permette di dare voce, braccia, cuore e mente al mio amore per il prossimo. Dono sempre una Corona della Madonna della Pace. Un simbolo che mi auguro inviti tutti a pregare e credere che Qualcuno Lassù ci guarda e ci è sempre accanto. Anche e soprattutto quando si lotta contro un cancro».