Avellino

Il ritorno di Landini sulla scena in una posizione chiave per il sindacato della Cgil restituisce alla sinistra sociale del Paese una rafforzata identità.

Benvenuto segretario, dunque. E il territorio è pronto a consegnare al compagno Landini una sorta di mappa delle emergenze, provincia per provincia. Anche in Irpinia la crisi morde. Un decennio in caduta libera, lo dicono i dati, che se da un lato vedono innalzarsi i dati su povertà e disoccupazione, vedono calare a picco quelli su lavoro e natalità, sviluppo e crescita. Senza contare la riflessione, condivisa, da parte della Cgil sull’attuale programmazione di interventi del Governo.

“Senza un'opposizione attiva, nessun regime resta a lungo democratico”, commenta sottile il segretario irpino della Cgil, Franco Fiordellisi che rimarca come il Sindacato del Lavoro punti a sburocratizzare alcuni momenti di un sindacato vero, quello più antico d’Italia, per ripartire dalle basi ideali dell’organizzazione. La figura di Landini convince tutti e riunisce varie anime della Cgil che, in buona sostanza, al congresso erano arrivate divise e agitate da qualche conflitto interno.

E forse, chissà, qualcuno al Governo “sbuffa” all'idea di doversela di nuovo vedere con Landini, il sindacalista in felpa che pare voglia riannodare trasformazione del sindacato con il recupero del suo valore più autentico.

Segretario Franco Fiordellisi, l’ex numero uno della Fiom, Maurizio Landini, è il nuovo leader della Cgil nazionale. Cosa cambia?

«In questo momento più che mai mi piace ricordare, non nego con una punta di sincero orgoglio e grande senso di appartenenza, che siamo il sindacato dei lavoratori. Noi siamo con la gente e per la gente, con il movimento operaio. Ecco credo che l’arrivo di Landini segnerà un’accelerata nel ragionamento di sburocratizzazione del sindacato».

Insomma, una sorta di ritorno alle origini?

«Esatto. Saremo anche più vicini ai delegati, che sono il nostro primo punto di riferimento nei luoghi di lavoro. Puntiamo ad una struttura più leggera, ma di grande presenza sui luoghi. Non dobbiamo dimenticare che siamo un sindacato di strada, fatto davvero di persone».

Non a caso da tempo lavorate sulla contrattazione inclusiva ed confronto profondo con le associazioni che operano nel campo del sociale, contro le povertà anche educative…

«Maurizio Landini credo riuscirà a ricreare solido quel rapporto con le persone, gli operai i lavoratori. Un rapporto sincero rinsaldato dal suo incredibile appeal».

I delegati restano la base …

«Certo. Lavorare sull’aumento dei delegati sarà il passo che segnerà la svolta. In questo particolare momento storico di grande incertezza sul tema del lavoro, da tempo, registriamo una sorta di timore dei lavoratori ad essere iscritti o delegati del sindacato».

In che senso?

«Sembra quasi che i lavoratori temano di essere iscritti ad un sindacato per quell’implicito timore di sentirsi visti come possibili “problemi” per i datori di lavoro. I cali degli iscritti, sono oggettivi, ma fisiologici: se una provincia come la nostra perde 20.000 abitanti in età giovane e da lavoro, è chiaro che sia così. Ma nelle attività costanti e sistemiche non avviene».

Quali sono i punti di forza di questo nuovo segretario?

«Ha un rapporto vero ed empatico con la gente. Riporterà il sindacato al centro. Dobbiamo ricostruire il diritto del lavoro. Parliamo dell’Irpinia. Dieci anni di crisi. I dati sulla povertà. Il dato è sconfortante. Un giovane su due tra i 18 e i 34 anni è senza lavoro. Per le donne il quadro è ancora più sconforante. Sono circa 30mila le famiglie assistite, che non riescono ad arrivare alla seconda terza settimana.Insomma, un quadro complessivo a tinte davvero fosche. Bisogna partire dalla programmazione, che sia seria ed efficace».

Qual è il cambiamento possibile, per dove passa l’inversione seria di rotta?

Il vero cambiamento è nel lavoro dignitoso. Emergono nuove povertà che vogliamo intercettare. Anche se restiamo presenti nel tessuto produttivo sano.

Quali sono le priorità da condividere con Landini quali emergenza irpine?

«Per IIA, Landini è venuto 4 volte in Irpinia, ha visitato la fabbrica di più dei politici locali. Ora c’è l’accordo di programma tra Governo e Regione che sembra garantire l’auspicata schiarita. C’è finalmente da programmare un futuro, vero. Landini conosce bene questa terra ed è sensibilissimo alle questioni ambientali. Darà l’attenzione che merita alla nostra provincia, al territorio.

Quali sono i punti da non perdere di vista?

«Su questo, continueremo ad incalzare un governo che non sta dando risposte adeguate. Servono investimenti su ricerca e sviluppo, per esempio per i veicoli elettrici. Per IIA, si potrebbe ripartire da qui. Per Fca, è necessario invece che il Governo intervenga velocemente. L’abbiamo chiesto anche alla Regione, che continua a non intervenire su nulla. Non bastano le Zes. Se la Regione e il Governo non investono non avranno senso».

La preoccupa quella sorta di conflitto che sembra essere sempre sul filo tra Governo e Regione?

«Decisamente. Serve sinergia e unità di intenti. Così, se no, non si va lontani. Con un leader come Maurizio sarà più facile. Ovviamente, stiamo lavorando per averlo in Irpinia quanto prima. Regione e Governo devono investire. Finora non sono intervenuti su nulla».

Cosa chiedete?

«Ricerca e sviluppo.Veicoli elettrici per IIA, sostegno immediato per Fca. Altrimenti le Zes non servono». 

Lei parla di sensibilità ambientale, che qui vuol dire anche acqua e Alto Calore… 

«La vertenza Alto Calore, per noi, va condotta unitariamente. I sindaci del Pd devono darsi una regolata. Serve una gestione oculata di una risorsa così preziosa. Penso che la soluzione sia quella di realizzare un’azienda speciale».

Per dove passa la rinascita di questa provincia?

«Per le infrastrutture. Quelle vere e necessarie. A nulla serve intercettare grandi risorse se vengono pensate e realizzate come grosse cattedrali nel deserto. Siamo vittime di una miopia generalizzata di programmazione. Per anni si sono ottenuti fondi, diciamocelo con molta franchezza, mal spesi. Penso alla Lioni-Grotta. Un’opera necessaria e ancora incompleta.». 

Per dove passa la soluzione?

Serve dialogo. Vero e costruttivo. Un territorio va analizzato nella sua interezza. Le reti sono scambi tra i vari punti si uno stesso territorio. Non si può pensare di creare ponti e strade, strutture e stazioni senza un reale collegamento. Strategie connettive che potrebbero non solo dare lavoro ma costruire vero sviluppo. Torna l’incubo dei licenziamenti alla Novolegno di Pianodardine. In questo mese scadrà il contratto di solidarietà per i 55 dipendenti dell’azienda specializzata nella produzione di pannelli mdf e la holding friulana che fa capo al gruppo Fantoni sarebbe intenzionata a confermare gli esuberi. Si pone  il problema degli esuberi. L’azienda vorrebbe fare questi tagli. Credo si debba intervenire, subito. Bisogna farlo in sinergia con gli altri sindacati.