Avellino

Tenete bene a mente questo dato: 55mila metri quadri acquistati a 500mila euro. Gli scenari che si stanno agitando, ancora una volta, alle spalle del risultato sportivo la città di Avellino li ha vissuti più e più volte. Sempre, dico sempre, con il paravento del calcio si sono consumati affari. Sporchi? Qualche volta qualcuno ci ha lasciato le impronte sul barattolo della marmellata ed è stato beccato. Altre è riuscito a farla franca, impunemente, in nome del bene comune superiore. Sicuramente, la città non ci ha mai guadagnato.

I corsi e ricorsi storici

Ricordo a me stesso che, per alterne vicende, più di un presidente dell'Avellino è finito in manette. Gli scendiletto dell'allora potente Elio Graziano (che arrivava al Partenio con l'elicottero, distribuendo pacchi da 100mila lire ai tifosi che lo osannavano “Papà Elio”) hanno fatto guasti che ancora oggi si piangono decine di famiglie distrutte dall'asbestosi, il cancro dell'amianto. Ma ci sono stati anche i soldi di Calisto Tanzi e della Parmalat, i denari messi a disposizione dal presidente Ferlaino per il salvataggio nottetempo della società. Poi è venuta la Bonatti e l'incredibile tunnel. Il primo. Magari utile. Ma nato per dare soldi all'impresa che ne aveva investiti nel calcio e per “salvare” i giardini delle ville dei vip. D'Ercole ricorderà.

L'idea di vendere senza se e senza ma

E oggi? Nessuno spiega chiaro e tondo perché e grazie a quale malintesa volontà popolare la città dovrebbe vendere l'impianto. Prima facciamo le feste, i mega concerti, riaccendiamo le luminarie e poi arrivano le forche del conto da pagare rifilato due volte ai cittadini? E nessuno chiarisce in base a cosa si è stabilità una cifra. O meglio, si capisce fin troppo bene a favore di chi tutto questo si sta organizzando. Passo dopo passo. Senza alcuna esitazione.

Proprietà pubblica da difendere

Persino la voce dell'Ance, magari alzatasi inattesa, inaspettata, inopportuna a lor signori, a favore di una procedura chiara e a sostegno dell'idea di non svendere l'impianto, è stata ignorata. È l'Ance, l'Associazione dei Costruttori, piccole e medie aziende del territorio, lavoro qui, ad essersi proposta, non la bocciofila di Valle o l'oscuro consorzio che possibilmente vedremo spuntare da qualche brutta zona del Napoletano. 

L'Avellino non è la Juventus

La ventriloqua Nargi parla di progetti già pronti, resi cantierabili in pochi giorni, di gare con il sostegno della “somma urgenza” per problemi noti già nel 2021. Qualche conto ce lo siamo fatto. Poi la visione. Il futuro possibile. Come cartomanti. Siamo partiti da 6 milioni e 100mila euro. Gli aggiusti. Le successive demolizioni. L'annetto a Frosinone. La gara. Il super affare, che finisce, euro più euro meno, con 55mila metri quadri presi a mezzo milione di euro. Il finale alla Totò: «E io pago».