A Palazzo Chigi, alla Farnesina e al ministero dell’Economia cresce l’attesa per le decisioni che maturano nelle stanze della Commissione europea. L’ambasciatore italiano presso l’Ue, Vincenzo Celeste, ha partecipato a una riunione straordinaria con gli altri rappresentanti dei 27 Paesi per fare il punto sui negoziati con gli Stati Uniti. La trattativa è gestita direttamente dalla squadra di Ursula von der Leyen, mentre Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Giancarlo Giorgetti attendono aggiornamenti, preoccupati per i riflessi sulle esportazioni italiane.
Il pressing italiano per un compromesso
Il governo italiano, consapevole delle proporzioni dello scontro tra Ue e Stati Uniti, punta a un compromesso che eviti danni sistemici. La presidente del Consiglio ha intensificato i contatti con Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Ursula von der Leyen, ribadendo la necessità di una risposta europea coordinata. L’Eurogruppo, riunito a Bruxelles, ha preso atto del clima di forte incertezza ma ha confermato la tenuta dell’economia dell’eurozona, che secondo le previsioni tornerà a crescere nel 2026.
Giorgetti: dazi al 10% tollerabili, ma serve equilibrio
Il ministro dell’Economia considera accettabile una soglia del 10% sui dazi, come già concordato tra Trump e il Regno Unito. L’obiettivo è evitare misure più gravose e ottenere condizioni favorevoli per i prodotti italiani. A preoccupare particolarmente è l’ipotesi di una tariffa del 17% sugli alimenti Ue, che colpirebbe duramente Italia e Francia. Le deroghe saranno determinanti per contenere i danni sull’agroalimentare.
Lollobrigida: no alla ritorsione, sì all’espansione commerciale
Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha spiegato che una guerra commerciale danneggerebbe soprattutto un Paese come l’Italia, trasformativo per natura. Ha definito controproducente l’adozione di contro-dazi europei, proponendo invece di ampliare i canali di export. Ha inoltre annunciato l’anticipo della produzione nazionale di vino analcolico a partire dall’autunno. L’iniziativa mira a intercettare nuovi mercati, come i Paesi islamici, dove l’alcol è vietato.