Il nuovo accordo tra Washington e Bruxelles segna un cambio di rotta nella guerra commerciale avviata da Donald Trump. Il Parmigiano Reggiano, che dal 1960 scontava un dazio fisso del 15%, era stato colpito nell’aprile 2025 da un incremento di dieci punti, portando la tariffa al 25%. Ora la tassa torna ai livelli storici, offrendo respiro alle aziende italiane.

La posizione del Consorzio

Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, ha definito la misura “migliorativa”, pur sottolineando che qualsiasi barriera commerciale resta “un limite ingiusto alla crescita e alla cooperazione economica”. Bertinelli ha ricordato che il Parmigiano non compete direttamente con i “parmesan” americani, poiché rappresenta meno dell’8% del mercato dei formaggi duri e viene venduto a un prezzo di fascia alta.

Prezzo ancora proibitivo negli Stati Uniti

Nonostante la riduzione del dazio, il Parmigiano continuerà a essere un prodotto di lusso per i consumatori americani. La combinazione di inflazione, costi di trasporto e cambio sfavorevole farà sì che il prezzo medio si attesti intorno ai 55 dollari al chilo, mantenendolo tra i prodotti più costosi sugli scaffali.

Il mercato Usa resta strategico

Gli Stati Uniti si confermano il primo mercato estero per il Parmigiano Reggiano, con una quota del 22,5% dell’export. Nel 2024 sono state esportate oltre 16.000 tonnellate, in crescita del 13% rispetto all’anno precedente. Per i produttori italiani, mantenere la competitività in questo segmento resta una priorità assoluta. La riduzione dei dazi è un passo nella direzione giusta, ma le imprese restano caute: il prezzo elevato rischia di frenare la domanda, mentre la strategia del Consorzio punta a valorizzare sempre più l’unicità e la qualità di un prodotto simbolo del Made in Italy.