Napoli

Mentre il mercato crocieristico italiano naviga verso record storici, Napoli segna una preoccupante controtendenza. Nel 2026, quando l'Italia movimenterà 15,4 milioni di passeggeri (+2,6%), il porto di Napoli registrerà invece un calo del 5,9%, scendendo a circa 1,9 milioni di passeggeri. Un dato che suona come un campanello d'allarme per lo scalo campano.

La fotografia emerge dall'Italian Cruise Watch di Risposte Turismo, presentato a Catania durante la dodicesima edizione dell'Italian Cruise Day. I numeri dipingono un'Italia a due velocità: da un lato il boom generale trainato da investimenti miliardari, dall'altro le difficoltà del secondo porto crocieristico nazionale.

Il paradosso napoletano e il boom di Salerno

Nonostante si confermi al secondo posto nella classifica nazionale, alle spalle di Civitavecchia (3,7 milioni di passeggeri, +4,8%), Napoli vede ridursi non solo il numero di viaggiatori (-5,9%) ma anche gli approdi navali, attesi in calo del 9,8% con poco più di 500 accosti. Una flessione che stride con le performance esplosive di altri porti meridionali. Salerno, a poche decine di chilometri, segnerà un incremento del 183,7%, raggiungendo oltre 370mila passeggeri.

Il contesto nazionale

Il quadro generale del settore resta robusto: 15,4 milioni di crocieristi previsti nel 2026 e 5.680 accosti (+2,7%), sostenuti da oltre 1 miliardo di euro di investimenti pianificati nel triennio 2026-2028.Oltre a Civitavecchia, altri sette porti segneranno numeri record: Genova, Palermo, Messina, Cagliari, Ravenna, Salerno e Catania. Proprio quest'ultima, toccando i 300mila passeggeri (+48,9%), rappresenta una concorrenza sempre più agguerrita nel Mezzogiorno.

Il calo di Napoli solleva interrogativi sulla competitità dello scalo e sulle strategie necessarie per invertire una tendenza che rischia di far perdere posizioni a uno dei porti storicamente più iconici del Mediterraneo.