Il CNEL ha presentato questa mattina il Rapporto annuale sui servizi sociali territoriali. La cornice ha assunto un valore simbolico particolare perché l’iniziativa coincide con il venticinquesimo anniversario della Legge quadro 328 dell’8 novembre 2000, il testo che per la prima volta ha definito in modo organico il sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali in Italia. Il convegno ha riunito rappresentanti istituzionali nazionali e locali, dirigenti degli Ambiti Territoriali Sociali e studiosi del welfare pubblico, offrendo anche l’occasione per illustrare il recente disegno di legge del CNEL che propone modifiche e integrazioni all’attuale impianto normativo.
La spesa sociale ai massimi storici nella rilevazione nazionale
Il Rapporto indica che la spesa sociale territoriale sostenuta dai Comuni ha raggiunto il livello nominale più elevato mai registrato, pari a 8,9 miliardi di euro, cioè lo 0,46 per cento del PIL. Sommando la compartecipazione degli utenti e il contributo del Servizio Sanitario Nazionale, l’ammontare complessivo si avvicina a 10,9 miliardi, corrispondenti allo 0,57 per cento del prodotto interno lordo. L’analisi storica mostra che tra il 2003 e il 2022 la crescita della spesa è stata del 71 per cento, un incremento nettamente superiore al tasso di inflazione del periodo. Nel quadriennio più recente, dal 2019 al 2022, l’aumento è stato del 18 per cento, con un’incidenza che ha raggiunto il 16 per cento delle risorse correnti dei bilanci comunali. Le prime evidenze relative ai conti 2023 e 2024 confermano un consolidamento ulteriore di questa tendenza.
Divari marcati tra città, periferie e micro-Comuni
La spesa media nazionale si attesta intorno ai 150 euro per abitante, ma l’indagine sugli Ambiti Territoriali Sociali rivela uno scenario molto più frastagliato. La distanza tra l’Ambito con la spesa pro-capite più elevata e quello più debole supera di oltre tre volte il valore medio, con punte che arrivano a 462 euro. Questa forbice riflette un doppio squilibrio: da un lato la differenza tra Comuni capoluogo e Comuni di cintura, che evidenzia un vero e proprio divario centro-periferie; dall’altro la disparità legata alla dimensione demografica, che vede il 52 per cento dei micro-Comuni collocarsi sotto i fabbisogni standard. Nelle aree montane e interne, dove allo scarso peso amministrativo si somma un progressivo spopolamento, la sostenibilità dei servizi appare particolarmente fragile.
Il riequilibrio parziale nel Mezzogiorno e le criticità ancora aperte
La serie storica dal 2003 al 2022 mostra un’accelerazione della spesa sociale nelle regioni meridionali e insulari, con incrementi vicini al 95 per cento nel Sud e al 93 per cento nelle Isole. Si tratta di percentuali superiori a quelle del Nord, dove la crescita si è fermata intorno ai due terzi. Il Rapporto insiste però sul fatto che queste dinamiche non cancellano i ritardi accumulati, soprattutto in territori segnati da declino demografico e limitata capacità organizzativa. Il Mezzogiorno, pur mostrando segnali importanti di recupero, continua a essere l’area più esposta a vulnerabilità strutturali, insieme a una parte del Centro e del Nord dove la spesa sociale risulta stagnante.
Le realtà virtuose che emergono negli Ambiti del Sud
La lettura del Rapporto evidenzia che il quadro non è uniformemente critico per le regioni meridionali. Esistono Ambiti che mostrano risultati superiori alle medie nazionali in più settori. Nell’area delle adozioni e dell’affido dei minori, alcune realtà superano i 16 euro per minore residente, contro una media nazionale di 10 euro. Nell’assistenza domiciliare alle persone con disabilità, diversi Ambiti del Sud destinano oltre 600 euro pro-capite, quasi il doppio del livello medio nazionale. Anche negli interventi rivolti agli anziani emergono performance rilevanti, che testimoniano la capacità di gestire con efficacia i servizi pur in contesti demograficamente ed economicamente complessi. Il CNEL invita dunque a superare una lettura rigida del divario Nord-Sud e a riconoscere la presenza di modelli amministrativi solidi anche in territori tradizionalmente considerati deboli.
La frammentazione gestionale come limite e la necessità di nuovi modelli organizzativi
Il Rapporto dedica ampio spazio al tema della governance. Nel 2022 i singoli Comuni hanno gestito in media il 67 per cento della spesa sociale, confermando una struttura estremamente frammentata. Dove, invece, operano forme associative con autonomia gestionale e proprio bilancio, come consorzi o aziende speciali d’ambito, la spesa risulta più stabile, meno esposta agli shock finanziari e più coerente con la programmazione pluriennale. Il CNEL individua in questo punto un nodo cruciale per il futuro del sistema: senza una governance sovracomunale forte e pienamente operativa, l’attuazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali rischia di procedere a macchia di leopardo.