“Le festività di Natale costituiscono una boccata di ossigeno per le attività commerciali in un contesto generale difficile, ma quest’anno si è registrato un calo del 5% sulla spesa per la cena della Vigilia e il pranzo del 25, rispetto al 2024. Tre persone su quattro hanno trascorso le feste in casa. Irpinia in linea con i dati nazionali”. Così Giuseppe Marinelli, presidente provinciale della Confesercenti di Avellino.
“Nonostante il clima di fiducia – prosegue il dirigente dell’associazione di categoria – abbia registrato nel mese di dicembre un lieve rialzo, con l’indice dei consumatori a quota 96,6 (da 95,0) e quello delle imprese a 96,5 (da 96,1), sostenuti dai servizi di mercato, ancora non si trasforma in uno slancio per la rete di vendita.
Dalla consueta indagine effettuata da Confesercenti, in collaborazione con Ipsos, su consumi alimentari e vendite nei pubblici esercizi è infatti emersa in Irpinia, come nel resto del Paese, una contrazione su valori e volumi della spesa natalizia, che complessivamente ha raggiunto i 3,3 miliardi di euro in tutta Italia e un calo medio del 5%, rispetto all’anno precedente.
Un dato che racconta due spinte parallele: la voglia di festeggiare, tra tradizioni ed eccellenze della gastronomia, e una maggiore attenzione al budget, con scelte più controllate.
Il Natale si conferma soprattutto un rito domestico: quasi tre irpini su quattro (73%) hanno trascorso le feste a casa propria o da parenti, mentre tra gli under 34 la quota scende al 69%, il 10% invece a casa di amici. Il fuori casa resta stabile: il 5% ha scelto un ristorante o un pubblico esercizio, mentre un ulteriore 2% una location affittata,. Limitata la quota di chi ha trascorso le festività in movimento: viaggio o vacanza valgono complessivamente il 6%, ma arrivano all’8% tra gli under 34.
Guardando al budget individuale, la Vigilia resta il momento “più carico”. In base ai dati medi nazionali, per la sera del 24, la spesa media per acquisti alimentari e cene fuori è stata di 62,02 euro a persona (dai 66,31 del 2024), contro i 57,42 euro del pranzo del 25 dicembre (da 60,79). Ma in entrambi i casi, comunque, oltre un consumatore non ha superato i 30 euro. Nel complesso, la spesa stimata per cena di Vigilia e pranzo di Natale è stata pari a circa 119 euro a persona, poco più del 5% in meno dello scorso anno. Un ritocco al ribasso che segnala una prudenza crescente delle famiglie, su cui pesa l’erosione del potere d’acquisto. Che nel lungo periodo emerge chiaramente: nel 2015 la spesa media complessiva era 99 euro, circa il 20% in meno dei 119 euro stimati oggi (Vigilia + pranzo). Ma con un’inflazione alimentare intorno al 34% in dieci anni, a prezzi 2015 la spesa attuale equivale a circa 79 euro: in pratica l’inflazione si è “mangiata” un quinto del panettone.
A guidare le scelte è la tradizione, soprattutto quella regionale: la Vigilia resta legata al pesce, mentre il pranzo di Natale conferma la centralità delle carni, con ricette che cambiano da territorio a territorio. Anche sui dolci si preferiscono – accanto a panettoni e pandori – quelli tipici locali, segno che l’identità gastronomica continua a contare”.