Avellino

 

di Andrea Fantucchio 

Torna il libertà Renato Pingue, capo dell'Ispettorato interregionale di Napoli, arrestato dai carabinieri di Avellino con l'accusa di corruzione: secondo la Procura di Avellino avrebbe chiuso un occhio, in cambio dell'assunzione del figlio, durante i controlli a alle aziende Antonio Capaldo Spa e Natalia Doc.

L'indagato, rappresentato dagli avvocati Ettore Freda e Giuseppe Fusco, ha risposto a tutte le domande del gip e spiegato di non aver agevolato nessuno. Anzi aveva anche sanzionato con sei milioni l'impresa irpina, dopo l'assunzione del figlio. Così come chiarito anche dall'imprenditore che aveva respinto ogni accusa. Gli avvocati hanno poi chiarito come Pingue non abbia commesso illeciti:  quando era direttore della direzione territoriale di Avellino. Una serie di questioni tecniche che hanno convinto il giudice per le indagini preliminari.

Gli inquirenti contestavano al funzionario di aver omesso comunicazioni fondamentali agli operai. Lavoratori che hanno raccontato ai carabinieri di essere stati minacciati dagli imprenditori per firmare delle conciliazione svantaggiose. Pingue ha respinto tutte le accuse, anche quelle di un suo sottoposto dell'Ispettorato di Avellino: l'uomo aveva spiegato di essere stato minacciato per truccare dei controlli. Il gip, Fabrizio Ciccone, ha sostituto gli arresti domiciliari con una misura interdittiva. L'indagato è così tornato in libertà. 

Gli imprenditori finiti nell’inchiesta, convinti di aver subito un grave torto, sono pronti a impugnare i sequestri subiti dinanzi ai giudici del Riesame. La Procura ha congelato dei conti per quasi due milioni di euro. Il ricorso potrebbe coincidere anche con nuove rivelazioni nell'inchiesta. Gli inquirenti, probabilmente, dovranno infatti consegnare tutte le carte e far luce su alcuni "omissis" presenti nell'ordinanza cautelare