De Luca, il terzo mandato e la differenza con Bassolino

La gestione del potere ha sostituito l'idea della politica che risolve problemi

de luca il terzo mandato e la differenza con bassolino

di Luigi Mainolfi

Ho sempre pensato che le persone si capiscono anche dalle proposte che fanno, da come giudicano le proposte degli altri e dalle cariche alle quali dimostrano di aspirare. Mi ha spinto a fare le considerazioni che seguono, il non leggere valutazioni su parole, atteggiamenti e fatti, che potranno avere conseguenze sul futuro delle comunità. Faccio due esempi. De Luca chiede, con atteggiamenti discutibili, la possibilità di candidarsi per il “terzo mandato” e, in previsione delle elezioni del prossimo 9 giugno, vediamo proporre candidati a Sindaco di Avellino persone che non hanno nessun trascorso politico.

Il comportamento del Governatore della Campania è in antitesi di quello dei politici di una volta, che ritenevano più importante contribuire all’elaborazione di proposte e di indirizzi, che apparire padroni di potere. Inoltre, fare il Governatore o il Sindaco, per 10 anni, come De Luca e Bassolino, significa aver avuto la possibilità di risolvere i problemi, che esistevano all’inizio del loro mandato.

Un Sindaco di Parigi chiese di essere giudicato in base alla differenza tra le condizioni in cui lasciava la Città e quelle in cui l’aveva trovata. Perché, nessuno chiede a De Luca, di presentare il conto e dimostrare il miglioramento apportato alla Campania, invece di abbaiare alle pecore e fare l’imitatore dell’imitatore. I giornali parlano del peggioramento delle condizioni socio-economiche della Campania.

Non sto facendo il moralista, perciò richiamo un episodio della mia vita. Eletto Consigliere Provinciale, Maselli, che era il Presidente, mi chiese di accettare la carica di Vice-Presidente. Lo ringraziai, ma non accettai, ritenendomi più utile come Capogruppo dei Consiglieri socialisti. Tutti si meravigliarono della mia rinuncia, anche perché l’indennità del Vice Presidente era uguale ai 2/3 di quella del Presidente. I miei colleghi, ancora oggi, mi ringraziano per il contributo dato all’azione amministrativa dell’Ente e manifestano stima per la scelta fatta. Ho sempre pensato che il Consiglio conti più della Giunta.

Pochi leader politici hanno ricoperto la carica di Sindaco, di Presidente di Provincia o di Governatore di Regione. Nella Prima Repubblica, De Luca non avrebbe avuto la fama che sta avendo. Veniamo al secondo punto. Nella Prima Repubblica, il percorso politico era chiaro. Si partiva dalla Sezione del proprio Comune e dalla volontà di contribuire a risolvere i problemi della Comunità. In occasione dei Congressi, si poteva aspirare a diventare dirigente provinciale e successivamente regionale e nazionale. In occasione delle elezioni , i candidati venivano scelti dai Partiti, che valutavano il prestigio politico degli aspiranti. Chi veniva scelto, sapeva che il potere apparteneva al Partito, che l’aveva designato e lo aiutava ad attuare il programma. Se il designato tentava di emarginare il suo Partito, partivano le iniziative per arrivare alla sua sostituzione.

Anche i sistemi elettorali contribuivano a non far crescere le tendenze egemoniche. Bassolino ebbe il potere che sappiamo, solo perché apparteneva a un Partito, in cui il potere politico era strumento per diventare titolare e padrone del potere amministrativo. Non a caso, Michele D’Ambrosio veniva chiamato Vescovo e il Segretario Provinciale veniva chiamato Federale, come quello Fascista. Speriamo che gli elettori riprendano coscienza del loro compito: difendere la democrazia, evitando dittature e improvvisazioni.