La scuola? Perché frequentarla se i titoli di studio si possono acquistare

Quando venne bandito dall'istruzione il "vangelo laico" e la nemesi dell'impegno istruttivo

la scuola perche frequentarla se i titoli di studio si possono acquistare

di Luigi Mainolfi

Non passa giorno senza leggere articoli sulla qualità dell’Istruzione italiana. C’è una gara ad apparire informati, riportando episodi e dati. Mi viene subito il ricordo del consiglio di Leonardo da Vinci, “Non edificate senza fondamenta”. Io dico: Non fate fotografie di situazioni, senza spiegare le loro cause, se volete dare un contributo all’inversione della tendenza. Il livello dell’Istruzione attuale è l’ultimo metro di un percorso iniziato tanti anni fa.

Dopo l’euforia per la conquista della democrazia e della possibilità di mirare ad avere un Paese competitivo a livello europeo, incominciarono i tentativi, in particolare della Dc e del PCI, di indirizzare l’orientamento culturale verso le loro posizioni ideologiche. Reclutavano aderenti, che dovevano imparare a memoria i discorsi dei loro politici e trasferirli al popolo. Ricordo ancora gli applausi che i lavoratori ingenui facevano agli oratori. Chiamarli oratori dimostrava che erano più mestieranti che politici.

Sabino Cassese ha affermato che la politica stessa è diventata MESTIERE. Un altro seme negativo fu lo scontro tra l’essere pro o contro la Religione e considerare la laicità e l’armonia sociale fattori pericolosi per le verità assolute. L’emarginazione del libro Cuore, chiamato “Vangelo laico”, fu una delle conseguenze della chiusura ideologica e religiosa. Poi, arrivò il’68, la nostra società fu invasa da messaggi americani e francesi, che trovarono masse di euforici imitatori, che trasferirono le nuove negatività nelle scuole, contestando professori e ottenendo esami in gruppo, il 18 politico, l’eliminazione di materie importanti dai programmi e la sostituzione dei voti con giudizi, fatti in serie.

E, vennero le passeggiate, tipo quella di Valle Giulia, a cui si riferì Pasolini in una sua poesia, e il prevalere del corpo sulla mente e della cultura radicale di Via Veneto su quella nazionale. Anche il consumo di droghe, che sta provocando l’essiccamento delle esigenze culturali, iniziò in quegli anni, con la barzelletta della non nocività delle droghe leggere. Infine, i decreti delegati introdussero nella scuola elementi fuorvianti, consentendo a categorie di genitori arroganti di imporre condizioni favorevoli alla valutazione dei figli e dannose per la loro istruzione.

Con la seconda Repubblica, le Regioni annullarono l’istruzione tecnica e professionale e i giovani furono lasciati in balia di Enti privati, collegati alla camorra e a gruppi affaristici. Incominciò la vendita dei titoli di studio. Con la nascita delle Università telematiche la situazione è peggiorata. Ci si lamenta che i giovani abbandonano le scuole, quando è la vendita dei titoli, che rende inutile frequentare la scuola. Conosco persone che si erano fermate alla V elementare e dopo le trovavi diplomate e dopo pochi anni si presentavano come Laureati.

Adesso, i sapientoni si lamentano scandalizzati per il fatto che moltissimi giovani non frequentano la scuola. Come al solito, in Italia si sbandierano le negatività, ma non s i cerca di eliminarne le cause. Infine, con quali motivazioni il sabato non si va a scuola? Si aveva nostalgia del sabato fascista? Speriamo nella rinascita di una nuova esigenza culturale, utile a una società basata su sentimenti nobili e sul rispetto per gli altri, condizioni indispensabili per evitare ulteriori peggioramenti.