Gaza City in fiamme, migliaia in fuga sotto i bombardamenti

Operazione di terra a Gaza: i carri armati avanzano dalla periferia nord-ovest verso la città

gaza city in fiamme migliaia in fuga sotto i bombardamenti

. Centinaia di migliaia di residenti sono stati invitati a spostarsi; scuole e ospedali, già sovraffollati, cercano di accogliere i profughi

Nella notte l’esercito israeliano ha avviato una vasta offensiva terrestre su Gaza City, con mezzi corazzati che hanno mosso dalla periferia nord-ovest e fonti locali che segnalano penetrazioni fino a via Al-Jalaa. Droni ed elicotteri hanno accompagnato l’avanzata con attacchi ravvicinati e numerose esplosioni. Centinaia di migliaia di residenti sono stati invitati a spostarsi; scuole e ospedali, già sovraffollati, cercano di accogliere i profughi. A livello politico, il premier israeliano ha ringraziato gli Stati Uniti per il sostegno, mentre Washington ha escluso azioni contro il Qatar per evitare un’ulteriore escalation regionale. L’offensiva di terra si è materializzata nella notte con colonne di mezzi corazzati che si sono mosse dalla periferia nord-occidentale di Gaza City. Secondo testate locali, i carri armati hanno spinto verso arterie urbane centrali e alcune segnalazioni indicano la presenza di mezzi in via Al-Jalaa; altre fonti riportano invece avanzate più frammentate, concentrate sulle aree esterne prima di una penetrazione più profonda. L’ingresso di forze di terra rappresenta un salto operativo rispetto alle fasi precedenti del conflitto, che erano state dominate da raid aerei e colpi navali.

L’azione su terra è stata accompagnata da un’intensa attività aerea: droni e elicotteri da combattimento hanno effettuato colpi in rapida successione su punti identificati come postazioni nemiche. Testimonianze e media parlano di decine di esplosioni in poco tempo e della luce delle detonazioni che ha illuminato il cielo notturno. Le infrastrutture elettriche e le comunicazioni locali hanno risentito dei danni, aggravando ulteriormente la condizione degli abitanti. La popolazione civile è stata travolta dall’urgenza degli ordini di evacuazione. Migliaia di persone hanno lasciato le proprie abitazioni e si sono dirette verso la parte meridionale della Striscia in cerca di riparo. Strutture come scuole e ospedali, già oberate di feriti e sfollati dalle settimane precedenti, hanno cercato di organizzare nuovi spazi di accoglienza, ma la capacità è limitata e la pressione sanitaria aumenta di ora in ora. Le immagini che filtrano raccontano corridoi affollati e famiglie in fuga con bagagli di fortuna.

Dal punto di vista politico, la mossa militare è stata giustificata da Tel Aviv come necessaria per neutralizzare la rete di comandi e le infrastrutture dell’organizzazione avversaria. Il premier israeliano ha espresso riconoscenza per il sostegno degli Stati Uniti; l’amministrazione americana, dal canto suo, ha cercato di circoscrivere l’azione, ribadendo l’intenzione di evitare colpi che coinvolgano Paesi terzi, in particolare il Qatar, per non estendere il conflitto su un terreno diplomatico più ampio. La dichiarazione punta a limitare possibili reazioni regionali e a mantenere canali di mediazione aperti. Sul terreno le informazioni restano però parziali e spesso contraddittorie: mentre alcune fonti locali descrivono avanzate profonde e penetrazioni in aree urbane centrali, altre segnalarono manovre ancora circoscritte e scontri concentrati in zone periferiche. In questo quadro, il numero esatto di attacchi in singoli intervalli temporali e la precisione delle localizzazioni rimangono elementi da verificare con ulteriori riscontri indipendenti.

Le condizioni umanitarie si aggravano rapidamente. La combinazione di evacuazioni di massa, ridotta disponibilità di acqua ed elettricità e un sistema sanitario sotto pressione crea uno scenario di emergenza che richiede risposte immediate da parte di organismi internazionali e di soccorso. Il flusso di notizie e immagini racconta la tragedia di famiglie costrette a lasciare ogni certezza per cercare riparo altrove.