La polizia penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere si autoconsegna

Pacifica protesta contro l’immobilismo e lo stato di abbandono

la polizia penitenziaria del carcere di santa maria capua vetere si autoconsegna

La forte presa di posizione del segretario generale Osapp Leo Beneduci...

Santa Maria Capua Vetere.  

Nella giornata odierna a partire dal reparto “Nilo”, principale teatro degli eventi del 6 aprile 2020, il personale tutto ha deciso liberamente di intraprendere la pacifica protesta contro l’immobilismo e lo stato di abbandono della struttura e degli addetti del corpo da parte degli organi centrali dell’amministrazione penitenziaria.

Purtroppo – indica il segretario generale Osapp Leo Beneduci - le decine di sospensioni dal servizio dei poliziotti successive alle indagini dell’autorità giudiziaria per i fatti occorsi, non sono state mai reintegrate dagli organi amministrativi e di converso, la gravissima penuria di organico non ha impedito il costante incremento della popolazione detenuta allocata nella struttura sammaritana e il conseguente affollamento riguarda anche soggetti di particolare pericolosità sociale con anche sofferenti patologie di natura psichiatrica.

Continua il Leader dell’Osapp - solo il reparto “Nilo”, ricomprende circa 350 ristretti di svariate nazionalità e posizioni giuridiche a fronte di un organico disponibile di 45 unità su 80 previsti, che devono assicurare un servizio su tre quadranti giornalieri peraltro prolungati oltre le 12 ore di permanenza in servizio consecutivo.

Non migliora la situazione degli altri reparti detentivi e del nucleo traduzioni e piantonamenti, tanto che la carenza di personale nella struttura che alloca circa 900 detenuti ascende non meno di 100 unità del corpo per una assenza complessiva di oltre il 30%, manca inoltre e colpevolmente da anni nel carcere
di Santa Maria Capua Vetere un comandante del reparto titolare.

Quindi, l’interesse generale non solo è la sicurezza del penitenziario in argomento, ma anche la condizione della convivenza della collettività esterna che il Dap (dipartimento amministrazione penitenziaria), a fronte del reiterato disinteresse, assuma finalmente le responsabilità che gli competono e desista dal mantenere in piedi una condizione lavorativa che penalizzi oltremodo gli appartenenti ad un corpo di polizia dello Stato già in situazione di disagio e frustrazione per gli eventi decorsi.