Il conduttore Mediaset, Gerry Scotti è stato ricoverato alcuni giorni presso il Convid Center dell'Humanitas di Rozzano (Milano), dopo che le sue condizioni di salute erano peggiorate. In un'intervista al corriere della sera, Scotti racconta l'esperienza che ha vissuto in quei terribili giorni: "I medici mi dicevano di non spaventarmi: non la mettiamo in terapia intensiva ma in una stanza a fianco perchè abbiamo bisogno di attaccare al suo corpo una serie di strumenti per monitorarla, per sapere se la sua macchina, il suo corpo, ha bisogno di cure particolari. Ero in una stanzina, di là c'era la sliding door della vita di tantissime persone. Con due altri pazienti ci strizzavamo l'occhio, dai che ce la fai. Ho appurato, stando lì, due notti e un giorno che quella era l'ultima porta. Se decidevano di aprire quel varco... Io li vedevo tutti, vedevo 24 persone immobili, intubate, come nei film di fantascienza. Pregavo per loro invece che pregare per me".
Il conduttore racconta di aver "ricevuto una forma di affetto incredibile. Innanzitutto dal pubblico. Io non sono molto social ma le cose che ho postato sono letteralmente esplose. Quindi grazie di cuore davvero a tutti. Mi ha colpito molto anche l'affetto di tutti gli addetti ai lavori".
Scotti aggiunge: "Al Covid Center dell'Humanitas sono stati eccezionali. L'hanno preparato d'estate in due mesi, pronti alla seconda ondata. E' stato pensato, studiato, logisticamente disegnato, creato e riempito di personale per affrontare questo tsunami. In quelle notti insonni vedevo un formicaio di ragazzi e ragazze, tutti sotto i 30 anni, non ce ne era uno fermo per più di 10 secondi. Un preghiera mi hanno fatto quando sono uscito: dica che non siamo eroi, dica che siamo ragazzi e ragazzi che cercano di fare al meglio il proprio lavoro". (Italpress)
